Storia di Roma di Ettore Pais
LIVIO E L'ANNALISTICA ROMANA; DIODORO E LE SUE FONTI. 685
nuta delle fonti di Livio, non già la genesi, di tutta la quasi-storia romana. Che i cavalieri romani fossero detti Trossuli dal nome della città da essi presa in guerra, era riferito dalla fonte di Livio. Ma da Plinio si apprende che di ciò, sino dal II secolo, faceva parola Iunio Graccano, vale a dire uno scrittore e trattatista di diritto, di cui in Livio sarebbe vano cercare la benché minima traccia. Viceversa, nulla ci induce a pensare che tale notizia si trovasse solo presso Iunio Graccano e che questi, con una più o meno opportuna storiella etimologica, avesse per il primo escogitato l'origine di tale denominazione. Varie delle fonti di Livio riassumevano forse parecchi annalisti precedenti; e chi, con lo scarsissimo numero di frammenti dell'annalistica che noi possediamo, sperasse tentare una ricostruzione completa della genesi di questa e delle notizie liviane, attenderebbe ad un lavoro degno di essere paragonato a quello che gli antichi attribuivano alle Danaidi. (*)
Certo per un'indagine siffatta non porge l'utilità desiderata il confronto dei frammenti dell'annalistica romana con quello troppo
(l) L'opinione sostenuta con calore dal Mommsen, roem. Forschungen, 11, p. 290, che Fabio Pittore non sia stato mai consultato direttamente da Livio, ma solo citato di seconda mano (opinione che è generalmente oggi seguita, v. come raro esempio di protesta quanto il Luterbacher, nel PhiloL LV1I (1898), p. 510 sgg. nota contro il Soltau), è certo vero nelle linee generali. Ciò non esclude però che in qualche singolo caso Livio abbia dato un'occhiata al più vetusto storico di Roma od abbia serbato ricordo di qualche pagina di un autore che doveva essere letto da tutti i Romani colti (cfr. in certo modo Horat. ep. II, 1, 25 sqq.) Così chi oggi sulla scorta di opere moderne compilasse la storia di Firenze o di Roma, qua e là, non fosse che per effetto di semplice reminiscenza, potrebbe ricordare e citare un pensiero od un passo di Livio, del Villani o del Macchiavelli.
Quanto sia difficile decidere questo genere di questioni mostrano ad es. le storie di Dionisio, scrittura ecclettica, dove agli allargamenti ed alle invenzioni degli scrittori dell'ultimo secolo come Valerio Anziate, Licinio Macro e Varrone è accordata parte cosi ampia, dove però si trovano citazioni e traccie di scrittori più vetusti, come Fabio e Ciucio Alimento. Che Dionisio non citi solo per apparenza codesti scritti, ma che li abbia di quando in quando veduti, mostra ad es. ciò che egli dice sulla u cooptatio „ dei pontefici. Dionisio, II, 73, espone infatti ordinamenti anteriori alla legge Domizia del 103 a. C. In questo caso, dunque egli non attingeva ad un annalista dell'età sillana o cesariana.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (732/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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