Storia di Roma di Ettore Pais

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      l'annalistica romana e le fonti greche.
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      Molto più utile dell'insistere vanamente su sterili ipotesi è invece rilevare come negli annali di Livio si serbino traccio di racconti, i quali, secondo ogni verisomiglianza, erano in origine esposti da autori ellenici. Avemmo già occasione di constatare come ciò che è raccontato su Alessandro di Epiro e su Cleonimo, dipenda in buona parte da scrittori non soltanto della Grecia propriamente detta, ina anche delle città italiote come Taranto, Turi e Napoli, o da quelli della Campania. Da costoro vedemmo come derivi parte di ciò chedichiara infatti di seguire come fonte principale gli Annali Massimi (cfr. s. parte 1, p. 77, n. 1), ma spesso li abbandono, e dalla citazione di Durili e non sarebbe lecito ricavare maggiori argomenti di quelli che si potrebbero ad es. ottenere dal passo in cui egli fa menzione di Timeo e di Eforo, che pure sono fra le sue fonti precipue, a proposito di Selinunte 409 a. C.) e delle forze militari dei Cartaginesi nel 406, XIII, 54, 5; 80, 5.
      Narrando più o meno brevemente le vicende romane, Diodoro si attenne a seconda dei casi ora a fonti più recenti ora a più antiche. E sebbene egli dichiari di seguire gli Annali Massimi, nondimeno si ricava che anche ilove questi vennero usufruiti, egli seguì versioni manipolate dagli Iuli nell'ultimo secolo della repubblica (v. dove parlava del pontificato del progenitore di codesta gente, VII, 5, 7; (cfr. s. parte I, p. 186; 191 n.) Si direbbe che Diodoro usufruisca fonti più vetuste dove parla dell'assedio gallico; ma quanto in conformità alia tradizione liviana espone sulla riedificazione della Città, riflette narrazioni affatto recenti (v. oltre nell'aggiunta di questo volume;. La semplice lettura della sua narrazione della catastrofe gallica ci insegna come egli, accanto ad annali propriamente latini, abbia consultati annali greci, che avevano presente il sincronismo dell'assedio di Reggio (387 a. C.) Chi ben esamini quella narrazione scorge che Diodoro non si limita ad unire in calce varie versioni discordanti, ad esempio sull'oro delle matrone e sulle pretese dei Ceriti etc., ma amalgama tradizioni fra loro discordi. Così è chiaro che Diodoro segue una fonte diversa da quella di Fabio Pittore rispetto ail una questione capitale, dove afferma che i plebei conseguirono il diritto di coprire il consolato dopo la caduta del decemvirato (v. s. p. 136, n. 2;. Codesta versione è poi in perfetta opposizione con le liste degli eponimi che egli porge (l'opinione del Cichonius, de fastis consuluribus cinti-quissimis (Lipsiae, 1886) sulle due diverse redazioni seguite da Diodoro ove dà il nome dei magistrati eponimi e dove compendia annalisti, discuto nel voi. di complemento). L'uso infine di fonti recenti è ampiamente attestato dal suo racconto sulla censura di Appio Cieco, che abbiamo superiormente fatto oggetto di esame dove, come già vide il Mommsen, roem. Forschungenf II, p. 284, sqq. si attenne ad una fonte ostile ai Claudi. Contrariamente però all'opinione di questo sommo critico, non credo che tale fonte possa identificarsi con il vecchio Fabio Pittore, ma reputo non sia anteriore all'annalista Calpurnio Pisone (cfr. s. p. 565).


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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