Storia di Roma di Ettore Pais

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      CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL'iNTERV. DI PIRRO.
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      è riferito a proposito della presa di Napoli, della conquista di Luceria e dell'intervento tarantino nelle Puglie. Allo stesso modo, come notammo a suo luogo, derivavano da storici sicelioti o mas-salioti ciò che si narrava intorno alle vicende del cratere aureo inviato a Delfo dopo la conquista di Veio, oppure intorno all'alleanza conclusa fra i Romani ed i Galli dopo la presa che i secondi fecero della Città. Le notizie romane relative alla guerra contro Pirro, sebbene ci facciano assistere alle meno attendibili trasformazioniRispetto alle guerre sannitiche l'uso di fonti diverse risulta manifesto dove Diodoro, seguendo autori greci, parlava di Cleonimo (v. s. p. 420, n. 1; 433, n. 4), ed il carattere recente di talune sue notizie appare dove ricorda il numero delle insegne conquistate dai Romani (v. s. p. 416, n. 1). Abbiamo anzi già avuto occasione di esporre il pensiero che Diodoro, quando parla della fondazione di Luceria e dice che codesta città rese utili servigi ai Romani, so)£ xtòv %cc(K Y]jJ.àg ypòvwv, XIX, 72, non riproduca materialmente la sua fonte e non ripeta quindi parole tolte da Fabio Pittore, come vuole il Ivaerst, ma accenni invece a condizioni dell'età sua. Agli argomenti sopra citati (v. p. 395, n.), credo potere aggiungere, che discorrendo delle leggi Valerie Orazie, che sarebbero state esposte nel Foro ed anzi nei * rostra, egli dice che codesta legislazione: Stspsivs d-aop,a-
      __X[ièy^pi xwv xaJK xcapujv, XII, 26. E evidente che tali parole si
      riferiscono all'età di Diodoro, e che questi esponeva quella stereotipata ammirazione che si soleva esprimere per tale legislazione (cfr. le parole di Livio, III, 34, 6: * qui mine quoque iti hoc inmenso aliarnm super alias acervatarum legum cumulo fons omnis publici privatique est iuris. cfr. Cic. de orat. I, 44, 195 sqq.; Dion. Hal. XI, 44). Che se nelle parole di Diodoro si amasse scorgere (ciò che non crederei vi fosse) un indiretto accenno al tempo in cui la legislazione delle dodici tavole, in causa dell'incessante lavorio dell'u ius praetorium „ andò perdendo un poco di considerazione, sarebbe necessità riconoscere che esse, anziché il pensiero di un annalista del III o del li secolo, rappresenterebbero quello di uncontemporaneo di Diodoro. Infatti Cicerone, de leg. II, 23, 59, rilevava come tali
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      leggi non si imparassero più a memoria.
      Se poi Diodoro, come fece rispetto alle gesta di Cleonimo, cosi in altri punti compendiando le guerre sannitiche per gli anni anteriori al 302, abbia talora usufruita qualche fonte ellenica certo l'ebbe presenti rispetto alla catastrofe gallica e segui Polibio per la storia romana al tempo delle guerre puniche), non abbiamo modo di determinare. Va ad ogni modo ricordato che da fonti siceliote, secondo ogni verosimiglianza, deriva il racconto sul cratere destinato a Delfo dopo la presa di Veio tolto e poi restituito dai Liparei, di cui si trova menzione tanto in Diodoro, XIV, 93, quanto in Livio, V, 28 ad a. 396. Senza ragione, credo, il Mommsen, roem. Forschungen, II, p. 2S2, sospetta che Diodoro narri con ampiezza di particolari codesto invio dell'aureo cratere perchè di ciò faceva pur ampia


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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