Storia di Roma di Ettore Pais
L'ANNALISTICA ROMANA ED I RAPPORTI INTERNAZIONALI. 691
tutto, abbiamo ancor modo di constatare una riproduzione più o meno diretta di notizie elleniche ove si parla dell'arrivo in Italia di Alessandro di Epiro e di Cleonimo. Rispetto al secondo gli annali liviani notano appena quel tanto che aveva uno stretto rapporto con la Città o con Padova, e disdegnano soffermarsi là, dove ad uno storico, come Polibio, sarebbe parso di dover maggiormente indugiare. Si accenna a mala pena al trattato del 306 con Cartagine; ma dagli storici romani non si riuscirebbe a capire come e perchè esso fu stipulato, quale opportunità o necessità politiche lo consigliarono. A noi moderni, tenendo conto della guerra contro gli Ernici, che si dice felicemente conchiusa verso quell'anno, della successiva alleanza del 304 con i Sanniti, ed infine del fatto che verso il 307 Roma avrebbe stretto il primo trattato di alleanza con Rodi, parrebbe lecito intravedere relazioni e rapporti, che gli annalisti non credettero opportuno rilevare, intorno ai quali discorreva invece
(l) V. s. parte I, p. S4. Fra gli scrittori greci, che ebbero occasione di occuparsi dell'arrivo di Alessandro d'Epiro in Italia, di cui ci è particolarmente fatta menzione, vi sono anche Aristotele, fr. 614 Rose, e Lieo di Reggio, v. fr. I, 2, in M, FHG. II, p. 371, padre del tragico Licofrone, il quale fece appunto una storia di questo principe suo contemporaneo. Il frammento di lui, ove si nomina Scidro, richiama in certo modo la notizia di Livio, VIII,. 17, 9, dove si parla dei Lucani e dei Sanniti, che combatterono sfortunatamente contro Alessandro: * escensionem a Paesto facientem „.
Di Manio Curio e dei Sabini, che avrebbero tentato corromperlo con Toro, parlava anche Megacle nella sua opera ^epi svSó^cov àvSpcov, Athen. X, p. 419 a. Pur troppo non sappiamo quando costui sia vissuto (cfr. Suseiviihl, Geschichte
d. g rie eli. Litt. /. d. Alexandrinerzeit, II, p. 399, n. 314).
Che Teopompo, sebbene discorresse ampiamente dei popoli indigeni italici (v. fr. 142 sgg. in M, FHG. I, p. 302 sgg ), e raccontasse la morte di Archidamo, (Plut. Ay. 3; cfr. Plin. XH. Ili, 9i>, cfr. s. p. 489, n. 1), non giungesse a narrare la seconda guerra sannitica, si ricaverebbe tanto da ciò che sappiamo sull'età di questo scrittore, quanto dall'affermazione di Plinio, XH III, 57, secondo il quale Teopompo avrebbe solo fatto menzione della presa della Città per opera dei Galli. Invece è ovvio pensare a Diillo di Atene, che poneva particolare cura nel narrare le vicende dei Greci di Occidente e che con la sua narrazione giungeva sino al 297 od al 296. Lo stesso è forse lecito sospettare per il suo continuatore Psaone di Platea, Diod. XVI, 14, 4; XXT, 5. Il successo dell'opera di Timeo, almeno in Occidente, dovette in più di nn caso fare andare in dimenticanza le scritture degli storici, che avessero antecedentemente o contemporaneamente trattato codesto argomento.
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (738/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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