Storia di Roma di Ettore Pais

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      096 CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL INTERV. DI PIRROin realtà presente allo spirito quanto era avvenuto verso quei decenni per opera di Archita, di Agatocle, e soprattutto di Alessandro il Grande. Punti di contatto fra le gesta del principe Macedone a quelle di vari duci romani avemmo già occasione di notare a proposito di Cincinnato e di Furio Camillo; e forse non è che un episodio tolto alla storia di Alessandro e di Poro quanto si narra sulla fiera risposta dei Privernati. (!) Nelle narrazioni delle guerre
      propri (le altre notizie di lui discuto nel voi. di complemento). Parrebbe naturale pensare che in questo caso vi fosse da parte sua un grossolano scambio fra Alessandro il Macedone ed il Molosso, ila questa ipotesi sarebbe dimostrata falsa dalla circostanza che Orosio, III, 15, 10, registra la medesima versione e che Livio, IX, 17, fa l'esteso u excursus r sugli effetti, che avrebbe prodotto l'eventuale arrivo di Alessandro Magno, proprio là dove ha occasione di parlare delle gesta di L. Papirio Cursore nel 319 a. C. Alessandro era però morto dal 323. Forse l'episodio liviano in origine era connesso con un anno diverso da quellom
      attribuito dalla cronologia volgare alle gesta di Papirio Cursore. Costui era ricordato da alcune redazioni per l'anno dittatorio 333, che manca a Livio; e come console e poi come dittatole Papirio figura nel 326, nel 325 e nel 324, in cui avrebbe trionfato sui Sanniti; ora dell'ambasciate dei vari popoli ad Alessandro Magno si parla appunto per il 324. Di tale divario non sarebbe giusto muovere rimprovero a Livio. In Livio abbiamo tuttavia prova di mancanza di senso cronologico, ove, riferendo il nome dei capitani, che avrebbero potuto tener testa ad Alessandro Magno, ricorda il secondo Decio Mure, L. Volumnio e Manio Curio.
      Checché sia di ciò. la digressione liviana nella sua forma attuale, non si spiega soltanto, come generalmente si ammette, con quanto egli ivi, IX, 18, 6, osserva su quegli scrittori (Timagene?) i quali contrapponevano le gesta dei Parti a quelle dei Romani (cfr. s. parte 1, p. 26), che avevano dopo tutto per fondamento l'esito della battaglia di Carrhae e 1'intonazione troppo elevata che s'era dato ai successi diplomatici di Augusto, v. Res gest. dir. Aug. V, 40; 54; VI, 3; 10. Le prime proteste dei Romani contro l'accusa greca che essi fossero saliti cosi in alto in grazia della Fortuna si dovettero formulare dopo la battaglia di Cinocefale, allorché gli Etoli cominciarono ad attribuire a sè il vanto della vittoria, Pltjt. Flambi. 9. L'espressione più estesa e diffusa delle accuse greche, oltreché dalle storie di Polibio e di Dionisio, che le combattono, conosciamo anche per mezzo dell'opuscolo plutarcheo (illustrato anche dal nostro Zuretti, nella riv. di filoL class. XXI (1892), p. 3S5 sgg.) E ovvio pensare ai concetti già espressi dai Greci su questo argomento, ad es. a ciò che Demetrio Falereo apd Polyb. XXIX, 6 cf aveva detto nel suo scritto sulla Fortuna a proposito dei Persiani e della sorte dei Macedoni.
      l) Y. s. p. 83; cfr. parte I, p. 619. Sulla fiera risposta data dai Privernati a Marcio od a Plauzio, v. s. 225, n. 4.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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