Storia di Roma di Ettore Pais

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      702 CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL? INTERV. DI PIRRO.
      segnato agli Apolloniati, per aver violato il diritto delle genti, abbia o no contribuito a fìngere e ad ornare la storia dei Fabi, rei della stessa colpa alle porte di Chiusi. (*) E pur incerto se l'aureo cratere inviato a Delfo dopo la fine della guerra gallica non sia stato anticipato per il tempo della presa di Yeio. (2) Non pare però possa nascer dubbio che l'alleanza contratta con gli Àpuli di Arpi e la fondazione della colonia di Luceria, abbiano dato vita al racconto su Diomede, l'eroe tanto onorato in quella regione, il quale non volle combattere in aiuto degli Etruschi contro Enea, (3) Tale rac-
      l) La versione che fossero stati i Fabi, coloro i quali avrebbero offeso i (Talli a Chiusi ed attirata sui Romani la sventura gallica non era registrata da Diodoro, XIV. 113, il quale, facendo del resto menzione della colpa dei legati, non ne ricordava il nome. Il Mommsen, roem. Forschunyen. II, p. 284 sgg., nella redazione di Diodoro vede Peco di quella di Fabio Pittore, che sarebbe stato anche qui seguito dallo scrittore siciliano, e suppone, ib. p. 2^6, n. 2, che il racconto di Diodoro o meglio di Fabio Pittore rifletta la consegna di M. Claudio ai Corsi (236 a. C.) Ma, a parte la questione sulle fonti (cfr. s. p. 686, n. 1), mi parrebbe in tal caso più naturale il sospetto che a far sorgere il racconto ostile ai Fabi abbia contribuito la circostanza che un Q. Fabio verso il 266 fti consegnato agli Apolloniati per aver offeso i loro ambasciatori, Val. Max. VI, 6, 5; Cass. Dio, fr. 42, p. 141 B. (inde Zonar. VIII, 7).
      C2) V. s. p. 686. n. 1, w s. p. 688.
      (3) Verg. Aen. Vili, 9, sqq.; XI, 225 sqq.; Ovid. metani. XIV, 455 sqq.; Paus. 1, 11. 7; cfr. anche s. p. 337 sg. Verso il 212 a. C., ossia dopo la sconfitta di Canne, allorché si pubblicò il preteso vaticinio del vate Marcio della disfatta di Canne si raccomandava: " ani tieni, Troiugena, [Romane], fuge Caimani, ne te alienigenae cogant in campo Diomedis conserere manns cet., „ Liv. XXV, 12, 5.
      A me nasce il dubbio che il latino Venulus, inviato ambasciatore a Diomede rappresenti la localizzazione dell'eponimo di Venusia, città che passava per una delle fondazioni di Diomede (v. Serv. ad Aen. XI, 246), e che dopo la presa di Venusia per opera dei Romani (verso il 291), Venulo sia stato localizzato nel Lazio, cosi come fra i Falisci ed i Volsci lo furono gli eponimi dei Messapi e di Metaponto, v. s. p. 675, n. 1. Ammettendo che u Vetiulus „ fosse l'eponimo di Venusia si vedano le monete ove accanto alla leggenda VP] si nota il tipo di un giovane Dionysos, Garritoci, op. cit. tav. XCIV, 9, 10) o per lo meno un personaggio mitico delPApnlia. si intenderebbe il passo di Servio, ad Aen. VIII, 9, ove si dice che Venulo era argivo e che fu inviato a Diomede come a conterraneo. In tal caso acquisterebbe pieno significato anche il breve episodio di Ovidio, metani. XIV, 512 sqq., ove parlandosi dell'ambasceria di codesto personaggio, si dice che nel-PApulia, Venulo vide gli antri delle ninfe e di Pane, che trasformarono in olivastro un osceno pastore pugliese. Codesto mito (che più tardi fu, se non m'inganno, tras-


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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