Storia di Roma di Ettore Pais
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CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL' INTERV. DI PIRROad ogni modo va messo a fianco di quello relativo all'alleanza di Enea con i Tirreni. Quest'ultima leggenda parrebbe infatti rispecchiare l'amicizia che Roma, verso la fine del IV, o al principio del
Ma anziché insistere su ciò preferisco rilevare come a torto si soglia affermare che i Nauzì fossero di origine etnisca, perchè etrusco è il culto di Minerva. Indigeno, se non etrusco, è il nome di Cerere; eppure greco, come è noto, era il culto di questa dea, cfr. s. parte I, p. 514, 11. 1. Cosi greco fu il culto del Palladio, che s'innestò su quell'indigeno di Minerva e si collegò con Vesta. E non vedo che cosa ci trattenga dal reputare che i Nauzì fossero di origine ellenica. 11 nome di u Nautius „ ha infatti un'apparenza greca; e quello di u Nautes „ che è dato al loro capostipite compare anche come nome proprio fra i Greci. Da Naóxvjg pare esser derivato a Nautius, „ anziché da u Nautius „ u Nautes, „ (cfr. ftnnius ed "Evvio£ giustamente identificati dal Crusius).
Ad accettare conclusioni di questo genere si oppongono, lo so, gli annaliromani ed i Fasti, che per il 488, 475; 458, 411, 316, 287, danno un Nauzio fra i consoli, per il 424, 419, 416, 404, li ricordano fra i a tribuni militimi consiliari potestate „. Può essere oggetto di disputa se nel 3)6 e nel 287 vi fu console un Nauzio; ma non va forse prestata troppa fede ai fasti anteriori. Il Nauzio, che era presentato come: tf dux alaribus cohortibus „ all'assedio di Cominio nel 293 a. C. Liv. X, 41, 5, a parte il valore di questo racconto, 11011 sarebbe stato 1111 romano bensì il cittadino di uno Stato federato. La sua personalità è del resto dubbia, dacché altri annali in luogo di un Nauzio parlavano di un Ottavio Mecio, gentilizio, che, come è noto, ci ricondurrebbe a Tusculo.
Più sicura sembrerebbe la figura di quell'ambasciatore Nauzio fatto uccidere da Tolumnio re dei Veienti. Abbiamo però veduto, p. 604, 11. 1, come tal tatto, anziché al V, sia forse da riferire al secolo IV, e come sia perfino discutibile se il legato ucciso dai Fidenati fosse un Nauzio anziché un Anzio. Il fatto che gli Anzi consideravano proprio il culto degli dei Penati (v. le monete apd Ba-belon, op. cit. I, p. 155), potrebbe forse suffragare quest'ultima ipotesi. Di Nauz! veramente sicuri avremmo i soli consoli del 316 e del 287. Ma la falsificazione e l'interpolazione dei Fasti consolari, non si notano solo per gli anni anteriori al 316; esse si estendono invece a quelli successivi sino alle guerre puniche. Ma a parte tali dubbi, che involgono i fasti più antichi dei Nauzì, dubbi che parrebbero analoghi a quelli che si riferiscono ai fasti dei Piiiarì, dei Papiri, dei Valeri, dai Fabì e degli Iunì (v. s. 656, n. 1; 665, 11. 1; cfr. parte 1, p. 607 sgg.), va osservato come di Nauzì (ai quali si attribuiscono fantastiche gesta fra il 488 ed il 404), nella tradizione letteraria non si faccia più menzione dopo il 287, salvo qualche più o meno insignificante personaggio. Anche nelle epigrafi il nome dei Nauzì è raro (v. ad es. CIL. VI, 22893; un questore M. Nauzio è ricordato nella tegola prenestina, CIL. XIV, 4091, 14).
In conclusione è lecito domandarsi se come da 14 potes „ si fece sorgere i u Potizì, „ o meglio, come nell'Attica i tagliatori di pioppi dettero origine al yàvog degli Aegirotomi, gli araldi a quello dei Iverukes, così il vauxr^ congiunto
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (751/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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