Storia di Roma di Ettore Pais
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CAP. Vili. - DALLA RESA DI NAPOLI ALL'1NTERV. DI PIRROstessa; ma altri in tal luogo diceva esistesse la tomba dello stesso Romolo. Al tempo di costui ed in generale all'età regia si assegnava poi il Settimonzio degli ultimi secoli della repubblica. (x) La pia leggenda dell'augure Atto Navio, supponeva che per effetto di un miracolo il fico Ruminale fosse stato trasportato dal Palatino nel Comizio sul Foro. Codesto racconto allude alla sostituzione del Comizio e della Curia Ostilia al più vecchio centro della vita romana Allo stesso modo i lavori di livellamento e di disseccamento, che furono fatti nel Foro, dettero occasione a favoleggiare sulle mitiche zuffe di Osto Ostilio e Mezzio Curzio caduto nella palude. (2)
(*) V. s. parte I, p. 275 sgg.; 305 sgg.; 378 sgg.
(2) Su Atto Navio v. s. parte I, p. 313. Che nel Foro Romano vi fossero alberi, è certo, v. Dion. Hal. II, 50; Varr. d. I. L. V, 152; Plin. XII. XV, 77 sq.; cfr. XVI, 236. A ciò corrispondono le frequenti dichiarazioni di Vairone, di Ovidio etc., sui boschi che coprivano i vari colli del Settimonzio.
L'albero di fico che si trovava nel Foro presso al Comizio e la statua di Atto Navio (Plin. XV, 77; Dion. Hal. Ili, 71 ; Fest. p. 169 M, s. v. Navia; Con. narr. 48, secondo Tacito, ann. XIII, 58), si sarebbe pur detto Ruminale. Stando a Plinio, l. c. sarebbe stato sacro in causa dei fulmini ivi caduti ed espiati, ma soprattutto in memoria di Acca Laurenzia e del fico Ruminale del Palatino: miracolo ex aere inxta dicato, tamquam in comitiuni sponte transisset Atto Navio augurante „.
Il Mommsen, roem. Forscliungen, II, p. 11, n. 27, pensa che codesto fico del Comizio sia stato messo in rapporto con il Palatino solo dopo il tempo di Fabio Pittore e che ciò apparisca la prima volta in Ennio, v. 71 Vahlen; il fico Ruminale del Palatino pertanto sarebbe stato escogitato molto tardi. Non mi sembra però che il Mommsen porti prove convincenti. Se nella leggenda di Fabio Pittore non si fa menzione del fico Ruminale, che è ricordato da Ennio, e che è pure figurato nelle monete di Pompeio Fostulo (v. s. p. 588, n. 1), ciò non ha importanza capitale, dacché il solo Plutarco, Rodi. 4, fa menzione del pico Marzio, mentre questo particolare si tace negli altri scrittori che, come Dionisio e Livio, riferiscono la stessa versione. Viceversa Plutarco, ove dichiara ripetere il racconto di Dioele di Pepareto, riprodotto anche da Fabio Pittore, ricorda il fico Ruminale, la dea Rumilia, e gli altri elementi accolti dalle versioni parallele. A me sembra non sia lecito credere che per favorire la speculazione etimologica di qualche dotto o poeta, si sia imaginato il fico Ruminale del Palatino, la cui esistenza non solo è esplicitamente testimoniata da Ennio e dalle monete di Pompeio Fostulo, ma anche da Livio, I, 4, 5: * ubi nunc ficus Ruminalis est „; cfr. X, 23, 10 ad a. 296.
Il silenzio di Dionisio, 1, 79, non è argomento così valido che ci obblighi a concludere con lo Schwegler, roem. Geschichte, I2, p. 392, n. 15, che Livio, comunque si vogliano intendere le sue notizie, ove dice che esso esisteva al tempo suo, abbia commesso errore. Dionisio, come dicemmo testé, salta pure il parti-
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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino 1899
pagine 746 |
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Pagina (755/795)
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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche
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