Storia di Roma di Ettore Pais

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      sentimenti che inspirano la storia tradizionale di roma, 717
      già molto se una natura finamente educata alla cultura forestiera, come il distruttore di Cartagine, davanti allo spettacolo della rivale che periva avvolta tra le fiamme, ricordando pensieri di già svolti da scrittori greci, si sentisse nascere il dubbio che una simile sorte dovesse pure un giorno toccare alla Città Eterna. (x)
      Questo sentimento vivo e perenne di grandezza e di orgoglio, anziché affievolirsi, si va man mano accentuando nel corso dell'annalistica; esso trasforma ed inverte il racconto di tutto il periodo più vetusto. Le più antiche federazioni contratte da Roma sul piede della perfetta eguaglianza, diventano atti eli dedizione. Roma dimentica che i Campani furono fra i più potenti suoi alleati, così come discorrendo delle guerre sannitiche tace quanta e quale parte ebbe quella lega latina, che contribuì alla fondazione di Cales e di Teano, di Luceria e di Venosa, di Sora e di Alba, di Sena e di Adria e che ancora più tardi dette le sue braccia ed i suoi figli, allorché si colonizzarono Rimini e Benevento, Esernia e Brindisi.
      Nei racconti tradizionali le armi romane non subiscono mai disfatte; le sconfitte sono dissimulate o si dicono battaglie di esito incerto. Solo in via di eccezione (ove non sia possibile celarle), esse sono a malincuore confessate. Ma le stesse catastrofi gallica e caudina servono di occasione a glorificare l'animo dei vinti o di pretesto a maggiori ed ancora più strepitose rivincite. Camillo vieta il turpe riscatto con l'oro od uccide fino l'ultimo Gallo, così come tutti i Sanniti ripagano a Luceria il fio dell'aver osato una volta superare i Romani. (2)
      amassero confessare troppo codeste dipendenze, provano la parole di Cicerone dove o confessava mal volentieri tale derivazione, ad es. l'use. IV, 2, 4, oppure vantava i miglioramenti apportati dai Romani, d. r. p. II, 16, 30; Tusc. I, 1, 2; cfr. de orat. I, 4, 16. A titolo di esempio cfr. anche Plin. XH. XXIX, 17.
      (*) Polyb. XXXIX, fr. 3, 5. È ovvio confrontare ciò con le idee già esposte da Demetrio Falereo e riferite da Polibio, XXIX, 6 c, il maestro di Scipione, cheera con costui in quel momento.
      (2) Le dichiarazioni che i Romani fanno sul contegno loro, dopo la sconfitta di Canne, v. ad es. Liv. XXII, 56 sqq., ricordano in parte quelle degli storici favorevoli a Sparta a proposito della disfatta di Leuctra, Xenoph. Heil. VI, 4, 16; Plut. Jr/es. 29.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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