Storia di Roma di Ettore Pais

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      sentimenti che inspirano la storia tradìzionale romana. 719
      alla realtà ed al naturale svolgersi dell'umanità. Tuttavia, ci si consenta ripeterlo ancora una volta, esso è degno in tutto e per tutto di quelle austere, rozze, e poderose personalità delle nobiltà patricia e plebea della fine del IY o del principio del III secolo, che simili, come esse stesse affermavano, a tanti re, (*) seppure non furono parche nel tributarsi vanti e lodi, (2) ebbero nondimeno tali virtù da inspirare 1111 così grande rispetto di se verso i propri discendenti. Certo alla decadenza dei Cartaginesi e dei Greci essi avevano ragione di contrapporre queìla loro abituale lealtà, che caratterizza appunto i forti, fiduciosi nelle proprie forze, contrari agli inganni, e quella incorruttibilità di fronte ai doni ed al denaro, che è e sarà sempre il suggello della superiorità politica. (3)
      I1) just. XVIII, 2, 10; Plut. Pyrv. 19.
      <1 ) Cic. Tusc. I, 1, 2: * quae enini tanta gravitas, quae tanta constanti», magnitudo animi, probitas, fides, quae tam excellens in ornili genere virtus in ullis fuit, ut sit cum maioribus nostris comparanda? „
      (/) Della incorruttibilità romana non si parla solo per il tempo di Pirro, v. n. 1; cfr. Diod. XXII, fr. 0, 3; Liv. XXXIV, 4, 6. Essa continuò a caratterizzare i Romani sino per i tempi delle prime guerre puniche, v. ad es. Polyb. XVIII, 17 sq. ; XXXII, b; cfr. soprattutto VI, 55, ove v'è un cosi notevole e sincero confronto con le qualità morali opposte dei Greci di allora.
      La rispettabilità privata dei Romani naturalmente non vieta che l'ardore della pugna ed il valore non fossero alimentati dall'amore della conquista e dalla cupidigia delle terre dei vinti. I due termini non si escludono. Perciò nei Romani della repubblica lodati da Ennio, ann. v. 492 Vahl.; cfr. Sall. Ing. 41, per la loro rigidità ed onestà dei costumi, vi erano naturalmente i germi dei vizi e dell'avarizia ricordata nella celebre lettera di Mitridate apd Sall. liist. IV, fr. 69, p. 183 Maur. e nell'ancor più celebre discorso del britanno Calcago, Tac. Ayr. 30 sqq.
      Polibio, clie vantava l'incorruttibilità durata in parte sino ai tempi suoi dei Romani, metteva nello stesso tempo in rilievo come fossero attaccati e puntuali ai termini delle scadenze degli usufrutti, XXXII, 13. Ma anche questo è
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      un tratto del carattere rude, sobrio e primitivo dell'antico romano. E più facile trovare chi dissipi allegramente: u la mal tolta moneta, „ che colui il quale sia largo di ciò che ba ottenuto con fatica.
      Tutto sommato le ben note parole di Livio, I, 18, 4: u instructumque non non tam peregrinis artibus quam disciplina tetrica ac tristi veterani Sabinorum. quo genere nullum quondam incorruptius fuit, „ da lui riferite ai Sabini del tempo del mitico Numa, non sono pura e vuota espressione retorica, ina rappresentano con tinte reali la più antica fase del popolo romano-sabello del \ e del IV secolo a. C.


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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