Storia di Roma di Ettore Pais

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      FHG. Ili, p. 617). lutine andrebbe tenuto conto della circostanza che il tempio di Vesta divenne il centro religioso della Città ed accolse i u sacra „ dei Latini non prima del 338 (v. s. p. 198 sgg.; 320 sgg.) e che il tempio di Castore e Polluce non fu forse edificato prima del 306 (v. s. p. 604 sgg.).
      Da tutte queste circostanze parrebbe potersi infine ricavare che il Comizio nel Foro sorse in quel periodo della vita romana nel quale il Palatino cessò di essere il centro della vita nazionale, vale a dire verso i tempi di Marco Camillo il secondo Romolo (v. s. p. 43; 181), e di Lucio Camillo, le cui gesta vedemmo confuse con quelle di Marco, ossia verso la metà del IV secolo in cui Marco Camillo avrebbe di nuovo fondato il Comizio, in cui Lucio Furio avrebbe innalzato il tempio di Saturno e infissi nella tribuna degli oratori i rostra „ delle navi degli Anziati (v. s. 127 sg.; 340 sgg.; 371 sgg.)
      Con questi risultati parrebbe accordarsi la circostanza che al tempo di Appio Claudio Cieco sarebbe stato dedicato il tempio di Bellona presso il Campo Marzio. Questo tempio rispetto agli a hostes „ serbò in fatti perennemente quel carattere guerresco (v. i passi raccolti in Willems, le sénaf d. L rép. rom. II, 161; 485; 671 , che in origine pare fosse proprio della * curia Hostilia, „ originariamente posta fuori del pomerio, cosi come il Campo Marzio si sostituì ad un'altra regione più vicina al Palatino, al Celio (v. p. 553, n. 3), e forse anche al luogo dove sorse poi il Foro Romano. Stando alla tradizione più diffusa, il tempio di Bellona fu votato nel 296, a. C., Liv. X, 19, 17. Tuttavia la notizia che la colonna dove i Feziali gettavano Pasta e che era connessa con il tempio, fu eretta solo al tempo della guerra di Pirro, ([Sekv.] ad Aeu. IX, 52; gloss. Placai. 14, 2 D; cfr. anche Ovid. fast. VI, 200 sgg.), fa nascere la domanda se anche in questo caso, come in altri analoghi che abbiamo rilevato, non si sia anticipato verso il 305-293 ciò che si compiè un paio di decenni dopo, al tempo della guerra con Pirro e con Taranto (v. ad es. s. p. 541; 583, n. 1; 595).
      Notammo più volte quanti rapporti con Taranto abbia la religione romana. Basti qui ricordare il * Tarentuni „ sacro a Dite „ posto nel Campo Marzio, collegato con la leggenda dell'origine dell'isola Tiberina, dove si fermavano le biade gettate nel Tevere in occasione di quella festa; ciò che dette ansa a favoleggiare tanto sul campo e sulle * fruges „ di Tarquinio, ossia di Giove Tarpeio, quanto sui doni della buona Vestale Tarquinia, ossia della benevola dea Tarpeia (cfr. s. p. I, 275; 373). Così con Taranto, o con Stati e vicende collegate con la città italiota, paiono aver relazione l'introduzione del culto del Palladio e dei Nauz! (v. s. p. 703, n. 1) e l'arrivo a Roma del serpente di Esculapio venuto da Epi-dauro (v. s. p. 595; 675). Ed oltre alla Vittoria onorata nella Curia Iulia (Cass. Dio, LI, 22; cfr. Zonar. Vili, 1; v. s. p. 57*, 3, s. p. 579; 691, 1), da Taranto proveniva anche il perfezionamento della stessa arnspicina (Plin. NH. XI, 186; cfr. s. 681).
      Stando alle osservazioni dell'architetto Boni apd Borsari, nella Rivista d'Italia, 1899, il lastricato nero testé scoperto sarebbe di marmo di Tenaro. Ove esse fossero esatte sarebbero molto importanti. Con la spartana Tenaro era connessa la pur spartana Taranto. Non solo nel Tenario v'erano i doni votivi dei Tarantini, Paus. Ili, 12, 5; 25, 7; ma con il Tenario collegi)vano le loro origini


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Storia di Roma
Parte Seconda
di Ettore Pais
Carlo Clausen Torino
1899 pagine 746

   

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da: Storia d'Italia dai tempi più antichi alla fine delle guerre puniche




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