Storia Ecclesiastica e Civile della di Niccola Palma
ta ruminavano non niAo' gli orfani 'Ct^i' Antonio , Pietro-Bonifacio , c Giosia , m* 'CtMUdio Gip. Antonio di Cola , Ascolano , lor Ajo , ed il fedeli; Diotiajitlii. iTetbprtf-oggiàtoiJo p(>rfr>«ia per-premunirsi dell' assenso di Ladislao, come il ^Blic^iMlli: ràcconta'vu ^ sia per addormentare i Melati-
ni , e coglierli «iir>
'Furono 'principalmente i due ultimi', che, come nel summenlovalo Volume o 'Processo-reo irva provalo ^v'ordinarono , e radunarono genti, ed >j andarono a'Teramo , et iiitomiaròno la casa di Roberto , e pigliarono li » detti Roberto Errico , e Génliitf • Cola scampò allora , ma non troppo >» dopo fu ammazzato. E- li prosi menarono u Mono , dove gli fecero ìnol-» ti strazj di martirj , li lardarono ,• o mozzarono la lesta , e finalmente » furono tutti squartati !, ed ìd ogni enntone ne fu mandato nn quarto. « Direbbesi che nel giorno dell' Acquaviviaua vendetta i soli de Melatino la passassero male ; eppure non fn -così , essendo concorsi , come suol dirsi , al giuoco della mosca cicca «lue altre classi di nemici della Città : cioè i fuorusciti figli di Antonello de Valle , od i Campieri . Furono anzi i primi , a detto del vecchio Camillo , che ansiosi di sfogare la loro rabbia contro quanti cooperato aveano alla morte , ed alle sevizie commesse sul cadavere del padie , incitarono nlla vendetta la vedova Duchessa , e se le offersero per quanto valevano le loro forze . Vorrebbe il Brunetti che i secondi si unirono alle genti ragunale da Giannantouio , e da Diotiajuti , per pura amicizia , ripassata sempre tra essi e gli Acquaviva . Sia a noi permesso dubitate di cotale purità d'intenzione, ed attribuire il concorso de'»Camplcsi all'antico odio vereo i Teramani , e specialmente verso i Mclatiui non per anco spento , ed al desiderio di ricattarsi in sì favorevole occasione delle umiliazioni eofibrte nel 13(x). E dunque più di quel che si pensa del vero interesse de' polenti il non soverchiare i deboli , anche quando lor sembra che possano farlo impunemente . Le due indicate classi , abbandonandosi alle loro passioni si permisero molte devastazioni di case, e moltissimi omicidj . Nota il Muxj oherin quel funesto giorno tutti gì' individui di sua famiglia furono ammazzati » fuorché un bambolino figliuolo di Nardo , nominato Francesco, » che dormendo iu una rulla fu per pietà di un soldato coverto con uti » gran caldajo, dui quale Francesco hanno origine tutti quei , clic ora vivo-» no di detta casa , e stirpe . »
Dando i Camplesi luogo alla riflessione , non tardarono a conoscere clte tanti eccessi non sarebbero andati impuniti , se per poco dato avessero a Ladislao tempo di riflettervi sopra . Frattanto clic Gregorio XII. e 1* Antipapa Benedetto XIII. giocavano diplomaticamente di scherma , fingendo entrambi per la cessazione dello scisma quello zelo, che in realtà non aveano; erasi il nostro Re impadronito di Roma , e fatto vi avea solenne ingresso ai aò. Aprile i4o8. Di tale propizio incontro, che tener jwteva aifàscimta 1' ambizione di Ladislao , profittarono i Camplesi , e comparvero in Roma i loro Oratori a chieder grazie ed iudulti . Quanto domandarono tanto ottennero , con diploma de' a. Maggio , col quale vennero rimessi non solo i massacri , e le rovine delle case , anche senza remissione delle j>arti , ina qualsivoglia altro delitto altresì , sebbene fosse di lesa Maestà . Le parole del Diploma exposuerunt quoti ipsi pridie somministrano un lume sul tenij», in cui hi Mclatiniaua catastrofe accadde: da potersi fissare al ia. Marzo, giorno m cui concorrono altri indizj ; dovendosi pridie intendere per poco
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