Storia Ecclesiastica e Civile della di Niccola Palma

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      Brunetti , ossia frai materiali clic il Valentuomo avea ammassati per la grandiosa Istoria disgraziatamente per noi rimasta imperfetta, esistono le copie delle lettere scritte dal Visconte all' Acquaviva , delle quali Aiilinori La dato un estratto forse troppo prolisso ( ib. ai. ) . All'1» clletfo jverò 11011 si sa di tanti maneggi , se non che ai 3o. Settembre di detto anno Guerriero di Federico , con moltitudine di banditi , entrò in Ascoli , «palleggiato dalle forze di Giosia , e \i commise omicidj e saccheggi . Furono non pertanto gli aggressori costretti ad evacuare la.Città,,q quindi dichiarati ribelli, e le loro sostanze confiscate . 1 hqtfi di Lincola ( Autinori Ita letto Si-moia ) di Monte Tibaldesclii vennero di poi dal Conte Francesco applicati al Capitolo Ascolano , per redenzione dell' anima di Leonardo Sforza suo fratello , seppellito in quel Duomo . A IJucola toccò di morir esule in Tossi-eia , e a Pacifica di lui moglie in Campii. Tanto il Bruuclli rilevò dall' archivio della Cattedrale di Ascoli .
      Dovea il Conte render la pariglia a Giosia , e gliela fendè nel seguente anno i438. Tornato , almeno apparentemente , in grazia del maligno Filippo-Maria , ebbe da questo ordine di passare con de' pretesti nel nastro Regno per sostenervi occultamente il partito di Renato ( finalmente libero dalla prigionia, e giunto in Napoli con Giovanni suo primogenito ) senza che mostrasse peiò di offendere Alfonso . Lasciando da banda i torti , che Francesco soffrì dalla strana e volubile politica del Visconte , ed il pericolo che corse di perdere Ascoli, ci basti il sapere che dopo aver egli spigliato Giosia dei luoghi che possedeva nella Marca e segnatamente del Castello Acquaviva , entrò nel Regno . Giosia si ridusse in Teramo , ma senza ferma ivisi ne partì , sotto colore di andare a cercare soccorsi da Alfonso, dopo avere animati i Cittadini alla difesa . Tutt' altra voglia scutivansi i Teramani , onde si diedero al Conte . Entrati gli Sforzeschi in Città , devastarono gli stemmi dell' Acquaviva , eli' erano nel frontespizio della Cattedrale , ed in altri siti . Indi iu breve tempo assoggettarono tutte le terre di Giosia fra il Tronto e la Pescara , c forse 1' intera Regione ; poiché si sa che occuparono Civitella , la ^juale certamente non apparteneva a Giosia . Scrive il Brunetti ( Lib. a. pag. io. ) che in tale circostanza avvenne 1' ultima mina delle Torri a Tronto e di Civita-Tomacdiiara , dei due miseri Luoghi cioè sorti dagli avauzi di Trucnto ; o perchè i primi ad essere esposti alla vendetta del Conte , o perchè opposero qualche resistenza , o perchè ad essi toccò esser vittima del sistema dei Capi avventurieri di quel secolo , di ristorare cioè di volta in volt* i soldati , non sempre ben pagali , coli' abbandonare alla loro discreziouc i conquistati paesi . Non passò per altro qucll' anno senza clic Francesco si accorgesse di esser beffato dal Visconte ; .quindi falla tregua con Alfonso , a condizione che chi di loro due volesse romperla avesse a notificare all' altro la rottura due mesi avanti le ostilità ; se ne tornò alla Marca e quindi in Lombardia , ove assunto il comando in capo dell' esercito de' Veneziani e degli altri Collegali contro 1' inquieto Duca di Milano , si cuoprì di gloria nelle memorabili campagne del i4-3g. i44o. e 1441 • auuo cu' 'u conchiusa la pace , ed egli otlcnue finalmente la mano di Bianca figlia del Visconte , e con essa le speranze alla successione del Ducato .
      Del pacifico dominio del prode Sforza in Teramo abbiamo un irrefragabile documento nelle Assise , o sieno Leggi Municipali , in più traiti delle


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Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 2
di Niccola Palma
Stampatore U. Angeletti
1832 pagine 271

   

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