Storia Ecclesiastica e Civile della di Niccola Palma
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si di questo notizia in Teramo , non furono pigri il Vescovo Pirelli , ed il nostro Capitolo a domandare , ed ottenere 1' estensione dell' imo , e dell' altra alla Diocesi Aprutina . In tale occasione si ebbe da Ancona una considerevole reliquia del B. Antonio 7 la quale si conserva nella nostra Cattedrale.
Ho dette tutte di un /iato le notizie di Monsig. Fatali , per non aver ora ad iiilerrompwc il racconto delle civili cose . Si è nel precedente capitolo osservato quanto favorevole mostrato si fosse a Teramo il Re Alfonso . Proseguendo colla vita i heneficj , ei le concedè nel 14^4- >1 Castello di Poggio-Rattieri T e tuli'i beni fendali, eh'erano • stati di Antonuccio de Manfredis di Aquila , inserendo nel Diploma qneste prole : Futi nobis supplicatimi. ut illa nobililnis , fidelibus , et dilectis nostris Università!i, et hominibus Civitatis Terami concedere dignnremur . IVosque considerantes Jidelitatis constantiam ln>miman dieta' Civitatis, ac mentis, quibus nui-jori gratta nostra dignos ac benemeritos nyulamus eie. Dne anni dopo, informato die la Città durava ad essere scissa in -dne parliti , inviò Bernardo di Raimo jier ridurla a concordia . Eseguì costui puntualmente le intenzioni del Re , troni andò le nimicizie , e pubblicando un indulto generale , da cui volle solamente esclusi selle cittadini , fra i quali il perfido Marco di Capella . Costoro , come ribelli e traditori , furono di suo ordine appiccati pe' piedi in effigie sulla facciata dell' Episcopio verso la piazza dei Mercato : delle quali pitture rimaneva ai tempi elei Muzj ( di. 4- ms. ) qualche vestigio. Nel medesimo anno 1456. nn forte tremnoto scosse gli Apvuz-zi , e specialmente il Citeriore . Avvenne la prima scossa nella notte tra il 4- cd il 5. Dicembre, c continuarono le altre ne' susseguenti giorni ( Romanci. Scov. Frent. toni. a. cap. 23. ) con rovine di edifizj , e strage degU abitanti . In Teramo, scrive il Muzj , caddero molte case , colia morte di dugento e più persone. Più o meno di danno ne risentirono le altre Città , e Luoghi del Regno ( Murat. ad an. i45(5- ). Avevano appena i nostri Maggiori riparato ai guasti del tremuoto , quando sopravvenne ad allliggerli la nuova della morte di Alfonso, succeduta nel dì 27. Giugno i458. Perchè era privo di figliuoli legittimi , lasciò il Regno di Napoli , come sua conquista , a Ferdinando , altrimenti Ferrante suo tìglio naturale r ma legittimato': e gli altri suoi regni di Sicilia , Aragona , e Valenza a Giovauni Re di Navarrn , suo fratello . Anche Luigi Camponesdii era trapassato senza prole : ond' è che Alfonso , a'Novembre 1457. avea investito Pietro-Lulle Camponeschi della Contea di Montorio , cui andavano annessi Fronti, Macchia Jacova , Valle Piola , S. Vito, e parte di Mor-ricone ( Reg. R. Cam. ap. Giuslinian. v. Montoiio ) .
Durante il regno di Alfonso s' introdussero le numerazioni de1 Fieochi , delle quali occorrerà in seguito di parlare tal volta . Sotto i Normanni le entrate del Fisco si riscuotevano per apprezzo , cioè per ogni dodici marcile di rendita A pagavano tre fiorini. Federigo di Svevia a questo modo di esazione sosljluì nel 1218. l'altro per collette, indi duplicate, fin che di mano in. mano si giunse alle seste collette , chiamate jmgamenti Jìscali ordinar} . Alfonso nel Parlamento de! t44^- propose die iu vece delle sei col lei si riscuotesse da ogni Fuoco un ducato , e che all' incontro ei somministrerebbe a ciascun Fuoco un tomolo di sale: ciò che fu coi» universale consrsntiuionto definito . Ed in altro Parlamento, celebrato a Torre del Gie-co /icl i44q. stabilì che s' imponessero altri grani 52. a Fuoco. Furono
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