Storia Ecclesiastica e Civile della di Niccola Palma
lino a dire rlio 1' ordine emanato sapeva più di Turcliesca crudeltà die della mansuetudine di Cristo Salvatore . Al leggere tale rimostranza , montò Sisto sulle l'urie , depose il Campano dal governo , e per cosi dire gì' interdisse 1' uso dell' acqua e del fuoco ih luti' i dominj della Chiesa . A non irritarlo anche più , adaltossi Campano all' esilio . Si direbbe che ammaestrato dajl' esperienza avesse dovuto conoscere in fine che non trai tumulti del Mondo , e le vicende delle Corti , ma nell' adempimento de' pastorali doveri , ed in seno della Chiesa Aprutina sua sposa , trovato avrebbe un tranquillo riposo . Ma no ; ei si avvisò di trovarlo nella Corte del Ile Ferdinando , da cui tosto venne nominato Segretario . Veruni Aulici omnes qui apud Regem ati-ctoritate valebant funi divinimi ingenium conspicati , midi a crimina , prae-sertim quod formidando comitiali morbo labnrarct , commenti sunt. Et quamvis Rex in dies ejus animimi ad majora erigere amplissimis sponsio-nibus gestirei , nihilosecius qiumi fortunae ludibrio jani expositum se esse nwerat , in sui Episcopatus sederti tandem se recepii . Così il Tullj nella vita del Campano , coinpendianelo il Ferno . Vedremo infatti eli' ei dimorava in Teramo nei torbidi del 14^4- Avanti di presentar questi al lettore , ricordiamoci clic bussi a ripigliare il filo de'civili avvenimenti per un decennio.
Durò nel 1- Matteo di Capua ad essere Viceré di Apruzzo , ed a godere il Ducato di Atri , e la Contea di S. Flaviano . Costa da un' Ordinanza del Re , col datimi in Nostris felicibus castris ad furcas Falene , non già prope Arianum , come lesse il Mttzj , diretta nel dì 11. Agosto i4<ì4• illustri ac magnifico viro Mattheo de Capua , Adrie Duci, strenuo armorum Capitaneo , Nostro in Provincia Aprutii Viceregi , perchè fosse permesso al Vescovo ( di/ceto Consiliario et Oratori Nostro ) ai Preti , ed a tutt' i Cittadini di Teramo di estrarre vettovaglie dai Luoghi a Matteo soggetti , senza verttn pagamento : e perchè si restituissero ad Angelo da Teramo e socj quaranta tomoli di grano , indebitamente loro tolti in Terris Tortoreti et S. Flaviani, per armigeros vestri dicti Proregis : sotto pena della Regale indignazione , e di mille ducati ( in Arch. Civit. ) . Con altra Ordinanza dello stesso giorno , parimente datata ad furcas Falene , e sotto fintile pena , fu prescritto ni Viceré , ed a qualunque altro Ullìziale , di tener lontani i Teramani esizj , a quaranta miglia dalla Città ( Ibid. ). Ma troppo conto facea Ferdinando dei talenti , e della fedeltà di Giuliantonio , per non pensare a restituirgli interamente gli Stati paterni . Primieramente nel j464. gli accprdò provvisoriamente 1' annua pensione di mille ducati . Indi e nel medesimo anno insinuò al di Capua di riconsegnare all' Acqua-viva Atri e S. Flaviano , colla promessa di un compenso , il quale da Matteo si ebbe nel 14^>7- nella Contea di Palcna , e nel i4G8. nella Terra di Gesso in Apruzzo Citra . Il primo alto , che Giuliantonio esercitò della piena ricuperata giurisdizione fu di premiare i fidi Cellinesi , loio donando i Feudi di Valviano e di Monte- Verde : con privilegio spedito da Cellino ai iG. Ottobre 1464. ove s'intitola: Dux Adriae, Terarnique : Conversarli , et S. Flaviani Comes . Ecco dunque Giuliantonio nel pacifico possesso, non solo della ragguardevole eredità de' suoi avi , ma delle Città eziandio , e delle Terre di Puglia , dotali di Catarina Orsini sua moglie : onde della famiglia Acquaviva fu il sesto Duca di Atri , e primo Conte di Conversano. Pià moderato del padre , non gli sorse il prurito di far valere le pretensioni sopra la Città di Teramo : quantunque goduta avesse la grazia di Ferdi-
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