Storia Ecclesiastica e Civile della di Niccola Palma
Spagnuola , nelle brevi è. principali notizie del Regno , che premise alla sua Opera ; » Negli Apruzzi quelli ,( Castelli ) di Pescara ., dell' Aquila , di »» Civitella del Trooto , e la Fortezza di Montorio , ultimamente falla inal--» zane dal Marchese del Carpio , già Viceré , per togliere quel nido a' Ban-» diti ». La morte di questo celebre Viceré , avvenuta ai i5. Novembre 1687; la partenza dagli Apruzzi del Meli uso, accaduta ai 18. Aprilo 1688: e la profonda tranquillità , di cui si godè nel Vjccregno del Conte di S. Stefano Francesco Benavides , fecero gì che il compimento del Forte venisse abbandonalo , ed è perciò che anche oggi vedesi imperfetto : sebbene permeiti anni il Governo non lasciasse di tenere guarnigioni Spagnuole in Monitorio ed in Tcr?mo,
La palma succeduta alle passate orribili tempeste altro non ci lascia a dire , se non che il Marchese Garofali subentrò al Torre]on y Perniciosa pel Presidato di Apnmo ci tra : che i nostri Ecclesiastici eranó di mal umore , per avere Innocenzo XI- con bolla de'Novembre 1688. prorogata per un triennio la riscossione del sci per cento da qualsivoglia Beneficiato od Amministratore de' pji stabilimenti, meno che dai Parrochi aventi una rendita minore di scudi 'trentuno di camera , o dai Rettori , la cui entrala non eccedesse sette scudi : e ciò iu sussidio dell' Imperatore Leopoldo e di Giovanni Sobicschi Re di Polo»
ia , impegnati in pericolosa guerra col Turco • e che 1' Università di Torricella , quantunque separala da Teramo , venne astretta ., con provvisione della Regia Camera de' i5. Dicembre 1691. a contribuire al soldo del Governatore e del Giudice sì criminale clic civile della Città , i quali amministravano giustizia aqchc ai Torricellesi ; non che a restare per Jia rata de' fuochi al pagamento degli arretrati dovuti al Tesoro avanti la separazione , montanti a ducali dieci mila seicento tredici . A sottrarci una volta per sempre dalla nojosa materia de' banditi , diremo piuttosto qualche cosa sul destiuo degli emigrati e dei detenuti nella Darsena .
Il motivo pel quale Innocenzo XL avea tollerato che i banditi del Regno transitassero per la Marca , vi si fermassero , e vi prendessero imbarco per Venezia , fu che sbigottito dai progressi degli Ottomani nell' Ungheria e nell' Austria aveva appunto nel j 68^ - indotti i Veneziani a far causa comune coli' Imperatore e col Re di Polonia, e loro all' uopo somministrato denaro e galee f Diretti i nostri banditi oltre mare nel teatro della guerra , perchè assuefatti alle fatiche , alle privazioni , ed ai cimenti, vi si coprirono di gloria, Autinori ( §• 71 • ) citando due Storici delle Venete cose , paria della bella difesa del Monte S>. Stefano presso Citclut in Dalmazia , cui eglino ebbero parte nel iGg-f ¦ Titta e Santuccio considerati come Capitani de' rispettivi corpi , ben pagati , ed istruiti dall' esempio di Marco di Sciarra , non cederono mai alla tentazione di riveder la terra natia . Fu fórse per godere dello stesso rango che Domenicanionio Mancecchi ritrogradò sino ad Offida ppr far altra gente , secondo che accenna l'indice del Jez?i . Solo a rimanere in Montorio della discendenza maschile di Titta fu 1' Abbate P. Giuseppe di lui figlio , Rettore del beneficio sotto il titolo di tutè i Santi, eretto in quella Collegiata , con cui la famiglia Colranicri si estinse ( Pr, benef. n. 82. ) . Sembra che Santuccio non avesse discendenti . Mantenne per altro fin che visse affettuosa corrispondenza di lellere colla moglie , che di nulla lasciò mancare . E perchè le notizie della guerra fra i Veneziani ed i Turchi destavano a quei tempi , c fino alla pace di
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