Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. I - Origine dei comuni italiani e opinioni varie sulla medesima. 3
« formano leghe, prendono al soldo reggimenti stranieri, operando « tutto ciò che conviene a gente libera circa l'anno di Cristo 1057 ». E da ultimo in fine della stessa dissertazione (i) scrive: « Né solamente le città, ma anche molte terre e castella in Lombardia « in quel tempo (nel secolo xn) si misero in libertà e cominciarono a reggersi co' propri magistrati.'con aver cacciato gli ante Vichi vassalli degli iinperadori e i castellani. Di qui vennero col « tempo tante comunità in Italia... E questo poco basti per intendere l'origine della libertà di tante città d'Italia nei vecchi « tempi: libertà che neh'andar degli anni venne meno nella maggior parte di esse. Che se ci sono persone le quali attribuiscono « questa prerogativa ed autocrazia molto prima e fino allorché « Roma ebbe i suoi proprj potentissimi imperadori; certo è, che « essi o prendono abbaglio, o debbono cercare solamente dei lettori troppo creduli ».
4. E citando ora le opinioni degli scrittori del nostro secolo, cominceremo dal Sismondi. Questi (2), seguendo in parte la suesposta sentenza del Sigonio, dopo aver narrato che le città italiane fino ai tempi di Ottone I (secolo x) erano governate dai loro conti, che spesso erano gli stessi vescovi, soggiunge che quel-l'imperatore, naturalmente poco benigno verso quegli italiani signori, allargò a svantaggio di questi i diritti dei cittadini e cos'i « le città, in certo qual modo abbandonate a sé medesime, si dettero, col consenso del re, un governo municipale. Tali costituzioni si stabilirono durante il regno di Ottone il Grande e dei a suoi successori, senza opposizione, senza tumulto, ma altresì « senza una carta che ne attesti la legittimità: quando l'antichità « loro non è comprovata che dalla prescrizione sempre per l'avvenire allegata dalle città, ogni qualvolta furono posti in dubbio « i loro privilegi ». Lamenta poi più innanzi il Sismondi (3) la mancanza di notizie storielle municipali nei secoli x e xi provenuta, a parer suo, dal timore che aveano i comuni, allora allora entrati nella vita libera, di manifestarne gì'inizii in faccia agli antichi signori ancor minacciosi: non pertanto lo studio degli storici stranieri e più quello degli archivii hanno gettato qualche luce su quegli oscurissimi tempi e gli fanno credere, che « il primo diritto acquistato dalle città, che diventasse loro utile per conse-
(1) MURATORI, op. e loc. cit.
(2) SISMONDI, Storia dclh Rep. ititi., voi. I, cap. ir.
(3) SISMONDI, op. cit., cap. vi.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (25/635)
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