Il Comune Teramano di Francesco Savini
24 Parte I - Prolegomeni alla storia del comune teramano.
tervenire nei pubblici negozi restringevasi a poche famiglie, che avvicendavansi nell'esercizio delle cariche. Stabilirono i viceré pel governo de' comuni alcune prammatiche, le cui principali disposizioni si veggono nel Faraglia (i). Frattanto nel secolo xvu i comuni correvano alla loro estrema ruina: avevano essi esaurito le ultime fonti della pubblica ricchezza, non possedevano più beni da vendere, non vi erano più cespiti di rendita cui aggravare ; a ciò si aggiunsero i grandi danni d' incendii, di ruberie, effetto della sollevazione di tutto il regno a' tempi di Masaniello e della peste contemporanea. Per siffatto modo non potendo più le università pagare le imposte alla regia corte, furon dedotte in patrimonio, cioè le loro rendite vennero sottoposte all'amministrazione della regia camera della Sommaria (2), la quale sola nel regno poteva concedere la facoltà di fare spese ai parlamenti, ai consigli, ai governatori (3). E così durante il vicereame la vita municipale nel misero regno emise gli ultimi aneliti.
7. Finita la mala signoria degli stranieri e riacquistata finalmente il regno la sua indipendenza nel 1734 per mano di re Carlo III di Borbone, incomincia il settimo periodo dello svolgimento della vita comunale sotto gli auspizi di una reazione resa inevitabile dall'eccesso medesimo della passata oppressione. S'inaugurarono allora le grandi riforme del potente ministro marchese Tanucci e prima fra esse è da ricordare il catasto ordinato nel 1740, per cui i balzelli erano egualmente divisi secondo gli averi dei cittadini; seguì poi, sebbene a poco a poco e man mano che i bisogni delle città ne consigliavano l'uso, la principale tra esse, cioè a dire il decurionato, nuovo instituto che, creato dapprima per ovviare alla sempre progrediente scarsezza delle famiglie patrizie aventi diritto ai seggi municipali, valse poi a fare ammettere nel seno de' consigli il terzo ceto (4): è ciò malgrado la naturale opposizione de' nobili, la quale lo spirito de' nuovi tempi sì avverso ai loro privilegi e il potente influsso del Tanucci resero del tutto vana. Le riforme municipali camminavano quindi a grandi passi e i Francesi, calati nel regno nel 1806, non fecero che precipitare il moto che, con maggior lentezza ma con non minor
(1) FARAGLIA, op. cit., p. 220.
(2) Teramo anch'essa pati quest'estrema sventura dal 1637 a tutto il secolo xviu, restandole per quel tempo la sola rendita di duecento ducati annui. V. PALMA, St. di Teramo, voi. Ili, p. 207.
(3) FARAGLIA, op. cit., p. 226.
(4) FARAGLIA, op. cit., pp. 230 e 237.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (46/635)
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