Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. II - Condizioni storiche del comune nell1 Italia meridionale. 2 Jefficacia, avrebbe menato a buon porto la nave della fortuna comunale. Essi difatti con la celebre legge dei 18 ottobre del 1806, dopo avere con l'altra dei 2 agosto dello stesso anno abolito ogni giurisdizione feudale e sottoposto ogni terra e città alla legge comune, emanarono una nuova costituzione municipale, le cui precipue parti stabilivano che i decurioni si estraessero a sorte tra i cittadini godenti una determinata rendita e de' quali un terzo almeno sapesse leggere e scrivere. È da notarsi che in questa legge forse da un lato per non lasciar la scelta al governo e dall'altro per toglierla ai cittadini, fu trovato lo strano mezzo termine di concedere tanto diritto alla cieca sorte.
8. Possiamo qui chiudere la breve esposizione delle varie vicende, a cui andò soggetto il comune nel regno di Napoli, col riassumerne in un breve quadro i sette periodi. Nel primo, anteriore alla conquista dei Normanni, i comuni ebbero diritti amplissimi e in qualche luogo sovrani; nel secondo, sotto quegl'invasori, serbarono i diritti di repubbliche che avevano per lo innanzi, pur perdendo la potestà politica; nel terzo, a tempo degli Svevi, non poterono più eleggere i supremi magistrati, ma vennero nondimeno ammessi ai parlamenti generali del regno; nel quarto le loro sorti scesero ancora più in basso, specialmente perché gli Angioini infeudarono molte terre demaniali ; nel quinto, regnando gli Aragonesi, decaddero maggiormente, sia per la stessa cagione delle infeudazioni che divennero ancor più frequenti, e sia per i diminuiti diritti delle università e per gli abusi de' regii governatori ; nel sesto periodo, trascorso sotto l'infausto governo dei viceré, i comuni patirono l'ultima sciagura per le oppressioni di ogni genere, particolarmente fiscali, degli avidi signori spagnuoli; nel settimo finalmente cominciarono a risorgere sia pel cessare delle concussioni governative e sia pei maggiori diritti restituiti alle classi, per lo più popolari, delle città, finché non seguirono, con la venuta dei Francesi, l'abolizione dei feudi e l'instituzione di un diritto comune a tutti i cittadini, il quale estirpò dalle radici la piaga del feudalismo che in sé assommò ogni cagione dell'avvilimento e della miseria dei popoli meridionali d'Italia e dei loro comuni.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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