Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. Ili - Parallelo storico del comune teramano conigli altri d' Italia. 2Jfeudale del regno di Napoli, di cui fu trista porzione il Teramano, la quale siccome distrusse ogni traccia delle già gloriose repubbliche di Amalfi, di Bari, ecc., così pure tolse alle rimanenti città il poter fiorire al pari delle altre sorelle d'Italia, tra cui, mirabile esempio, risplendette Venezia. A tal proposito un recente storico di questa, il Gfròrer (i), giustamente nota^ « che la priorità di tempo, « la comune soggezione alla Chiesa cattolica, le vaste relazioni « commerciali, e la grande fama abbiano messa innanzi la città « delle lagune, come invidiabile esempio alle altre del mar Tirreno, « per diverse cause già rese libere, mentre Bari, Brindisi ed altre « meridionali, prive di libertà politica, vissero e deperirono nell'Adriatico, ecclissate da Venezia, signora di sé e di altri » ; 3° L'abbandono della città per parte dei nobili (cagione che operò più tardi), seguito in Teramo sulla fine del secolo xiv e nel principio del seguente per effetto delle gare sanguinose delle fazioni. Questo esilio, privando la città de' suoi più potenti e ricchi abitatori, le rapi i mezzi per potere conseguire il lustro ed il decoro necessari! al nome di città, quindi non sontuosi edifizii, non instituti di carità e d'istruzione, non potenti corporazioni di classi cittadine, e via dicendo. Nulla poi diciamo delle cagioni men remote dell' insigne penuria di vita pubblica in cui giacque, insieme con gli altri del regno, il nostro povero comune, cioè la mala signoria degli Spa-gnuoli e tutti i danni che le furono inevitabili compagni, giacché esse si possono considerare non come cause originarie, ma, a dir così, continuatrici ed aggravanti del misero stato dei comuni nel mezzogiorno d'Italia.
4. Poste dunque queste cagioni fisiche e storielle della scarsa vita comunale della nostra città, fermiamoci ora un momento a ragionare su di esse e sul modo onde operarono. Su quelle di genere naturale nulla vi è da dire, essendo esse evidenti e pur troppo immutabili. Riguardo poi alle storielle, noi crediamo che sulle medesime si possano fare importanti considerazioni. Così noteremo in prima che se queste non vi fossero state, o per dir meglio, se fosse mancata la precipua, la incorporazione del Pretuzzio alla nuova monarchia meridionale, il nostro comune avrebbe goduto una più prospera vita civile e per lo meno eguale a quella delle più prossime città marchegiane, se non delle più lontane e tanto più grandi dell'alta Italia e della Toscana. Noi quindi stimiamo che, siccome le cause fisiche avrebbero in ogni caso impedito tra noi una gran-
(i) GFRÒRER, Storia di Venera, § ultimo.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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