Il Comune Teramano di Francesco Savini
4' Parte II - II comune teramano nell'evo antico.
ma siccome sappiamo che la celebre lega e guerra sociale o italica, nata perché tutt' i popoli dal Liri all'Adriatico (e quindi anche i Pretuzziani) erano stanchi del loro tributo di sangue e di oro alle continue guerre de' Romani e disgustati « se non admitti ad ius « civitatis » come dice Appiano (i), terminarono con la concessione della cittadinanza romana a tutt'i popoli d'Italia già confe derati con Roma, così si può credere che allora appunto Interamnia ebbe lo ius immicipii. Diciamo si può credere, giacché nulla vieta di stimare ch'essa, anche prima di questa guerra, fosse divenuta municipio : difatti innanzi esso tempo vi furono le città dette municipio., le quali, sebbene partecipassero legalmente al commercio ed ai matrimonii de' Romani, « commercium et connubium », e alle regalie, pur non ebbero i più importanti diritti, siccome il voto nelle elezioni e la partecipazione agi' impieghi, in che propriamente consisteva la civilas: per ottener questa appunto furono fatte l'alleanza e la guerra sociale (2). Deve ritenersi dunque per sommamente probabile che la vera cittadinanza romana fu acquistata dai nostri antenati dopo quella guerra. Terminata poi questa e concesso quel diritto alle città della lega, furon le medesime distribuite nelle antiche trentacinque tribù della romana repubblica. Dieci lapidi, di cui otto riportate dal Delfico (3), una dal Palma (4) e l'altra da noi comunicata al Barnabei (5), dimostrano che il Pre-tuzzio fu aggregato alla tribù Velina insieme al Piceno, il che provano altresì le epigrafi fermane ed anconitane.
2. Se non che Interamnia non godette sempre il felice stato di municipio, ma passò più tardi a quello meno prospero di colonia. Né ciò tardò molto a seguire, giacché si sa che Siila, nello scorcio del settimo secolo di Roma, dopo aver partecipato alla guerra sociale e a quella civile contro Mario, riempì l'Italia di colonie militari, le quali in un con le celebri proscrizioni e mine furono i precipui strumenti della sua tirannide. Così quel diritto di cittadinanza romana, tanto ambito dalle italiche città e con tanto sangue da esse acquistato, fornì invece al famoso dittatore, sotto il pretesto di una punizione, un mezzo di vendetta spogliandole
(1) APPIAN., De bello civili, lib. I.
(2) Cfr. NIEBUHR, Rùmiscbe Geschichle, t. II, e GÒTTLING, GtsMcble der ròmischen Staatsverfussung, 1840.
(•}) G. B. DELFICO, op. cit., in fine.
(4) PALMA, SI. di Teramo, voi. I, p. 49.
(5) Cfr. Notizie degli sdivi, ecc., per cura del Ministero della pubb. istr., dicembre, 1891.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (70/635)
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