Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. V - II municipio d'Interamnia nell'epoca romana. 5 *
      « in cui era stata lasciata dal prof. Momrasen varii anni or sono »(i). In ogni modo siamo sicuri, per la lapide di Torricella parlante degli octJVÌri ordinatori di un pubblico edificio (doc. i, n. 5067), che Interamnia « aveva quattro magistrati per una parte e quattro per « un' altra ; vale a dire due coppie di duoviri aediles e due di duoviri « iure dictmdo ». Ma non così è certo se i duumviri di questa lapide sieno da attribuirsi ali' antica città o alla nuova, ossia al municipio od alla colonia ; però il nostro autore, trattandosi quivi di limitazioni di diritti nella proprietà privata (i TER . IN . CAMPVM . EX . e . D .
      PEQ.UNIA . SOCIORUM . CAMPI . FACIVNDVM . COERAVERE . EIDEMQ.. PROBAVERE), le quali non sarebbero seguite nelle condizioni normali di un vecchio municipio in una delle più antiche città italiche, ma piuttosto nello stato eccezionale prodotto in esso dal sopraggiungersi di una colonia, e considerando gì' ivi menzionati conscripti (EX . e. D .), più adatti ad una colonia, da tutto ciò deduce che questi duumviri edili sieno appartenuti alla locale colonia, piutto-stochè al municipio, che aveva i decuriones.
      Ecco dunque ciò che nella indeterminatezza delle notizie generali e particolari tuttora durante in fatto della coesistenza di municipii e colonie romane, possiamo dire su questa doppia condizione in cui giacque allora l'Interamnia dei Pretuzziani.
      4. Passiamo ora a far cenno dei magistrati d'Interamnia allorché fu municipio e colonia romana, quali ci vengono additati dalle superstiti iscrizioni romane murate nel cortile del nostro palazzo comunale ed edite dal Delfico in fine della sua opera (2). Vi appaiono dunque i patroni del municipio e colonia, i decurioni, i quinqueviri, i seviri augustali, gli ottòviri, i tabularli di Augusto, reggenti tutti gli uffizii politici, giudiziarii e fiscali degli ultimi tempi della repubblica e dell'epoca imperiale. E, notando gli urncii propriamente cittadini, diremo che i patroni erano in Roma 5 protettori e i difensori delle città appunto siccome queste dovevano testimoniare o pregare a prò' dei loro patroni; i decurioni avevano nelle città il carico che i senatori tenevano in Roma ed erano a capo dell'amministrazione interna dei municipii e delle colonie (3); gli ottòviri erano preposti alla cura dei pubblici edi-fizii, siccome argomentò il Fabretti (4).
      (1) Corp. inscr. lai., voi. IX, p. 485, ove trovasi il tratto da noi riferito in una nota al precedente paragrafo.
      (2) G. B. DELFICO, op. cit, in fine.
      (3) Cfr. SiGONK), De antiqu. juris italici, II, 4.
      (4) FABRETTI, Jscrij. di Ritti Synta$., p. 402, ap. DELFICO, op. cit., p. 122.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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