Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      J4 Parte II - II comune teramano nell'evo antico.
      l'Italia fu ridotta a condizione di provincia, cessarono a poco a poco i nomi di municipi!, di colonie e di città confederate ed in una le loro prerogative, serbando però le città il diritto, come si è detto, di eleggere i decurioni ed i magistrati minori soggetti sempre ai capi delle provincie.
      7. Se non che, divenuto imperatore Diocleziano, l'ordinamento municipale entrò in una nuova fase storica, avendo egli, che il Gibbon (i) chiamò fondatore di un nuovo Impero, rifatta a foggia orientale e dispotica l'antica costituzione repubblicana dello stato. Costammo dette a questo un carattere forte e stabile, senza dividerlo, come avea operato Diocleziano, tra due sovrani, e lo sparti in quattro luogotenenze rette ciascuna da un prefetto del pretorio e chiamate dell'Oriente, dell'Illirico, dell'Italia e della Gallia. L'autorità di questi prefetti era amministrativa e giuridica e avevano sotto di sé più diocesi divise poi in provincie, a lor volta spartite in città o territorii municipali. I vicarii reggevano le diocesi, i luogotenenti le provincie, i quali eran detti, secondo le classi, consolari, correttori e presidi, oltre il loro nome comune di giudici o rettori. In Italia però v' avea il vicario di Roma, che governava dieci provincie del sud, tra cui il nostro Piceno suburbicario (governato da un consolare) ed il vicario d'Italia, sedente a Milano, che amministrava le restanti sette provincie, tra le quali il Piceno annonario : ambedue questi vicarii erano soggetti al prefetto d'Italia, nella quale erano comprese l'Illiria occidentale e l'Africa: Roma nonpertanto avea a sé il praefectus Urbi che dipendeva immediatamente dall' imperatore (2). Intanto tutto cotesto organismo poggiava sui municipii, elemento primo del medesimo; essi doveano mantenere la corte, l'esercito, gì' impiegati e sé stessi e così la decadenza si compiva e la passata prosperità si dileguava. Per effetto di questa nuova forma dell'Impero l'Italia perdette il suo importantissimo privilegio, quello, cioè, dell'esonerazione dal tributo fondiario. Più tardi poi, nel iv secolo, s'introdussero i curiali che nel v sostituirono interamente i decurioni e che non formarono più, come una volta, principalmente l'aristocrazia. Il capo della curia non era più il rappresentante di questa, della città e del comune, ma dipendeva dai giudici provinciali: avea questo però il
      (1) GIBBON, 5/. del decad. e dell'eslin^. dtlf imparo romano, 1777.
      (2) Cfr. GUTHER, De seni, praef. frati.; SIGONIO, Di accia, imp.; PANCI-ROLI, Notitia dignitatum Oriailis et Occidenti!; WALTER, Ròmische Rechlsgeschicltte, lib. I, capp. 41-43.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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