Il Comune Teramano di Francesco Savini
J2 Parte III - II comune teramano nell' évo medio.
origini dei comuni italiani. Esaminiamo intanto quelle scarse notizie che sul detto governo municipale abbiamo noi, traendole dalla maggiore fonte contemporanea, le storie di Paolo Diacono (i), e da qualche documento dell'epoca. Sappiamo dunque dal primo clie ciascuna città soggetta ai Longobardi avea un patrimonio proprio, detto Ptiblicnm, e l'ufficio di custodire e di restaurare le strade, i ponti e gli altri pubblici edifici)' e persino i palazzi dei re, il che fa supporre al Pagnoncelli (2) l'esistenza di consigli e di magistrati addetti alle sunnominate incombenze; e ben diciamo supporre, giacché pur troppo non v'ha in que' tempi memoria alcuna di veri magistrati municipali. E gli stessi sostenitori della contraria opinione, i quali, siccome lo Hegel (3), vogliono che siffatto Pu-bìicum delle città appartenesse alla corte regia, pur ammettono (negando sempre però la continuazione di una costituzione municipale romana) l'esistenza tra il popolo delle città soggette alle corti regie e ducali, di parecchie antiche corporazioni industriali per le comuni prestazioni di pubblico servizio con a capo curiali e curatori. In quanto poi agli ufficiali delle città, abbiamo questi antichi titoli romani : un exceptor civitatis Piacentine in un documento piacentino del 721 citato dal Savigny (4), un curator probabilmente municipale nel 739 in una carta del Brunetti (5), un peraequator per le imposte in una carta milanese del 765 (6) ed in una donazione viterbese del 775 (7) un procurator che gli stessi oppositori stimano equivalesse all'antico curatore (8).
8. Se tanto è malagevole, siccome finora abbiamo scorto, di trovar notizie di siffatti magistrati a chi le cerca per tutta Italia, altrettanto e più ancora deve seguire presso di noi. Difatti non solo simili notizie scarseggiano, ma mancano del tutto, siccome mancano i documenti teramani dell'ultima epoca longobarda, vai quanto dire dello scorcio del secolo vili.
(1) PAUL. DIAC., De gestii Longobardorum. Più antica è l'altra fonte che possediamo: « Origo gentis Longobardorum », ch'è un compendio di storia longobarda scritto nel vii secolo, secondo i più, e che espone le tradizioni e i fatti più remoti di quel popolo. L'edizione più recente è quella del WAITZ, Script, rer. langob. et i tal. sa.ec., vi-ix, Hannov. 1878.
(2) PAGNONCELLI, Orig. deigov.municip. in Italia, Bergamo, 1825, voi. II, p. 90. (5) HEGEL, St. della cosi, dei munìcipii it., trad. Conti, Milano, 1861, pp. 523,325.
(4) SAVIGNY, Gescb. des ròmis. Rechtes, I, 422.
(5) BRUNETTI, Codice diplom. toscano, n. ji, Firenze, 1806.
(6) V. FUMACALLI, Cod. ambros., n. 8.
(7) V. TROVA, op. cit., doc n. 6.
(8) V. HEGEL, op. cit., p. 327.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (94/635)
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