Il Comune Teramano di Francesco Savini
oO Parte III - II comune teramano nell' évo medio.
classi sociali di allora. In esso prende il primo posto il conte « refi siderite » e poi « sedenteque cura eo Ccrvone iudice, Guidone «iudice», quindi i causidici ossiano gli avvocati delle parti contendenti, gli abati coi « nobilibus equitibus, aliisque hominibus Aprutinis, in presentia popularis et militaris et clericalis conventus » (i). Quivi si scorge che intorno al conte Attone, che presedeva l'assemblea giudiziaria, sedevano i giudici, gli avvocati, gli abati, i nobili ed altri uomini aprutini, mentre il resto dell'adunanza, composta dal popolo, dal ceto militare e da quello chiericale, faceva solo atto di presenza. Il nostro vescovo non apparisce tra i giudicanti, solo perché egli era uno de' contendenti e perciò era soltanto « ibi assistens ». Ecco frattanto in un con l'ordine de' giudicanti e degli assistenti, apparirci quello delle varie classi, in cui andava allora divisa la società ed insieme i diritti e gli ufficii delle medesime. Dopo i giudici, che qui vediamo già succeduti agli antichi scabini, e i causidici o avvocati, vengono subito mentovati gli abati (non si cita il vescovo perché litigante), ne' quali si scorge la prima classe del tempo, cioè l'alto clero ; nei « nobilibus equitibus » appare il ceto della nobiltà feudale e cavalieresca di primo grado ; negli « aliisque hominibus aprutinis » poi per noi chiaro appariscono insieme e i buoni uomini (sebbene qui non si veggano preceduti dai soliti probis o bonis, ma pur dicasi di loro « sedenteque » proprio di chi siede a giudicare ed in contrapposto del-l'«in praesentia» del popolo), e quel ceto, diremmo così medio, tra l'alta nobiltà feudale ed il popolo, che era la parte più eletta della città, e nella quale sceglievansi que' buoni uomini come assessori deputati dei comuni. L'ufficio di tutti costoro emerge chiaramente dal verbo « sedere » ed era di assessori al giudizio.
Da questa menzione dei buoni uomini non scende certo la luce necessaria per chiarire le condizioni nostre comunali al principio del secolo xn e neppure possiamo con sicurezza asserire che in Teramo si sentisse a quell'epoca qualche moto di vita municipale. Ciò per altro non seguiva nelle città dell'alta Italia, ove
(i) Siffatta divisione di classi era in que' tempi comune in Italia. Tale difatti sin dal secolo vm appare in Roma nella grande assemblea di elettori del pontefice Gregorio III tenuta nel 731. Ce ne riferisce il documento il SICKEL, ne* suoi Proìegomena al Liber Diurnus pontificio, Viennae 1889: « cuncti « sacerdotes ac proceres ecclesiae et universus clerus atque optimates et universa militaris praesentia seu cives honesti et cuncta generalitas populi istius « a Deo servatae Romanae urbis ». Si noti soltanto che qui il clero va innanzi alle altre classi, ciò che era naturale a Roma ed in una simile circostanza.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (102/635)
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