Il Comune Teramano di Francesco Savini
82 Parte III - II comune teramano nell' évo medio.
scana si andava formando quel patto agrario, come si ammirava dagli scrittori di economia. Ecco dunque i socii del capitale e del lavoro, ecco quindi quei coloni che noi anche oggi appelliamo, con leggiero addolcimento, sacci. Ecco pure da ultimo, sotto il rispetto storico, la più grande e felice distinzione tra la nostra più culta regione e le finitime del regno di Napoli, dominando in quella la mezzadria e .in queste il fitto.
Così dunque in questo gravissimo nostro documento veggonsi comparire le quattro grandi classi sociali del medio evo con le loro suddivisioni (i) : il clero, maggiore (vescovo ed abati) e minore (clerici) ; la nobiltà, maggiore (nobiles equites), la minore (homines aprutini) delle città ; il popolo libero in armi o no (popularis et militaris), e finalmente le classi lavoratrici ; quella non libera (villani), cioè servi della gleba, quella libera e partecipe alle rendite di questa (partitores). E con l'analisi di questo prezioso documento chiudiamo qui il periodo comitale della nostra storia comunale (2) ed entriamo in quello che diremo vescovile.
(1) Queste appunto sarebbero quelle classi, la cui fusione, seguita nel secolo x, giusta accennammo più indietro (cap. I, 5 20), con gli elementi indigeni e invasori, produsse la nuova, potente e libera società italiana del medio evo. V. su ciò lo HEGEL, op. cit., pp. 404-406.
(2) Degli ultimi conti aprutini nel secolo xm, siccome di quelli che più non avevano l'antico potere, faremo motto per incidenza nell' ultima nota al 5 7 del cap. ix.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (104/635)
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Napoli
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