Il Comune Teramano di Francesco Savini
Parte HI - II comune teramano nell' évo medio;
nelle città coti gli schiavi ed i liberi legati al vescovo pel possesso dei loro feudi, lottando per entrare nel governo della cosa pubblica, ottennero prima la partecipazione al tribunale vescovile come testimoni (i), poi l'elezione di magistrati indipendenti, detti consoli, non derivati, a suo giudizio, dai collegi dei giudici o scabini, ma rappresentanti della nuova forma rispóndente al nuovo svolgimento sociale. Allora la cittadinanza, stabilmente costituita e governata da' suoi magistrati liberamente scelti, compie il primo movimento della sua. libertà ed il comune, quella gloriosa instituzione del medio évo italiano, sorge. In questa ultima dichiarazione all'accorto leggitore sarà apparsa l'opinione dello Handloike, il quale si manifesta fautore della origine del tutto medioevale dei comuni italiani. Di questa e della contraria sentenza noi ci siamo occupati abbastanza lungamente nel primo capitolo della presente opera, e ad esso perciò qui ci richiamiamo.
4. Detto in generale della potenza dei vescovi in Italia e del passaggio di essa in mano del popolo, è tempo ormai di volgerci al fatto nostro particolare. Non è però agevol cosa investigare le origini della potenza temporale dei nostri vescovi, ma essa senza dubbio incominciò assai più tardi che non nelle città di Lombardia, siccome ci mostrano le notizie già riferite sulla Toscana e sulla Marca di Ancona (per quei tempi meglio detta di Fermo), di cui noi facemmo parte sino alla metà del secolo xn. Altro argomento più prossimo deve scorgersi in quel lungo mantenersi in potenza che seppero i nostri conti, appunto in ciò pari ai marchesi o duchi di Fermo, loro superiori, siccome narrammo più indietro. E difatti i conti aprutini ci appaiono sempre presedere i Placiti e anche quello sì importante del iio8, che noi esaminammo al proprio luogo (cap. Vili, § 7). Ma ciò valga per gli argomenti generali: in quanto poi alle prove particolari e dirette del dominio secolare dei teramani vescovi (e prima che ci diarno a narrar della signoria loro sulla città, che è il nostro tema), fermiamoci un poco qui sulle loro immunità e sui possessi feudali della chiesa aprutina, che ambedue dobbiamo considerare come avviamento, al dominio vescovile su Teramo. Pel primo capo abbiamo visto nel paragrafo i' la potenza dei vescovi in Italia provenire dalle immunità concesse
(i) Di questa partecipazione cittadina al tribunale del vescovo noi abbiamo le prove per Teramo negli atti vescovili del-1173 e del 1207, più innanzi esaminati, giacché mentre nel primo ci appaiono solo a giudicare i buoni uomini vescovili, nel secondo invece si fanno innanzi anche quelli cittadini.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (110/635)
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