Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      rCap. IX - Condizione municipale di Teramo nel periodo vescovile. 09
      loro nel secolo ix dai Carolingi. Nei nostri luoghi poi e proprio in questo remoto secolo, ciò che è molto da notarsi, ebbero i vescovi aprutini l'advocatus ossia il rappresentante giudiziario, segno delle loro immunità, e il vicedominus o amministratore dei beni, prova della loro dominazione temporale, dei quali uffiziali diremo nel seguente paragrafo. In quanto poi ai possedimenti feudali della chiesa teramana, ne abbiamo le prime notizie in quel celebre cartolario di essa chiesa, la cui perdita tanto si lamenta dai nostri storici (i). Tali feudi ivi cominciano a comparire nel principio del secolo x nella donazione del castello di Fetice (2) nel piano ora dettò di Aicola fatta nel 926 dal conte Manfredo de Aprutio a favore del vescovo aprutino Giovanni e pubblicata testualmente dal Palma (3) : nel secolo seguente aveano anzi i nostri vescovi nobili suffeudatarii quali erano i mìlites, siccome ci prova un atto del 1056', pur riferito dal Palma (4), ove un Pagano « eftectus est « miles Episcopi Suicheri et reddidit in beneficiurn ipsmn castrimi » cioè di Civitella, già dallo zio di Pagano rapito alla chiesa apru-tina. Non ci fermeremo qui poi a dar conto di tutt' i numerosi feudi posseduti dalla medesima, delle cui donazioni specialmente nei secoli xi e xii abbondano i documenti nel mentovato cartolario, perché ciò esce dal compito nostro, che non riguarda la storia dei possessi
      (1) Più volte abbiamo citato questo prezioso ora smarrito monumento, ed è tempo perciò di dirne qualche cosa. Il cartolario, che consisteva, come ci avverte un instrumento del 1601, citato dal PALMA (voi. I, p. 97), in un registro membranaceo di carte scritte 55, coverto con tavolette, e conteneva tutte le donazioni, permute e placiti riguardanti la chiesa e il vescovo aprutino dalla fine del secolo ix al principio dell'xi, era già perduto a'tempi del PALMA (ivi). Esso servi alle ripetute ricerche del MUZII, dell'UGHELLi (Italia sacra, in Aprul. e Appìnd. al t. V), del BRUNETTI, dell'ANTiNORi, e del DELFICO. Il PALMA (ivi) narra di averne letti gli estratti nei volumi manoscritti dell'ANTiNORi, in Aquila fino all'anno 1065, dichiarando non essere potuto andare oltre frammezzo alla disordinata congerie di quelle carte. Ora però che trovansi felicemente riordinati nella biblioteca provinciale di Aquila quei preziosi manoscritti in 50 volumi in-folio, fu a noi dato trar copia di tutti quelli che ai presenti nostri studii giovavano. Vero si è, che quegli estratti del cartolario sono diffusi e diligenti e sono anzi una quasi traduzione italiana dei documenti, ma non possono so stituire l'originale latino, il quale, se ne avessimo oggi una fedele copia, d'inestimabile sussidio riuscirebbe a ogni ricerca di patria storia.
      (2) Quel piano trovasi a 3 chilometri a ponente di Teramo. Vèlice proviene certo dalla nostra voce dialettale Vèlica, che il PANSA (Saggio di uno studio sul dialetto abru^ese, Lanciano, 1885, p. 62) cosi traduce: Mètrice «salcio rampicante » Lat. Vitex.
      (3) PALMA, op. cit., voi. I, p. 104.
      (4) PALMA, op. cit., voi. I, p. 118.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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