Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. IX - Condizione municipale di Teramo nel perìodo vescovile. 97
del secolo xn mentovato nel seguente paragrafo: tutti questi fatti mostrano la potenza secolare dei vescovi teramani essere antichissima e certo anteriore al secolo xn, in cui appare sicuro il possesso loro sulla città. Essi ci danno diritto ad argomentare che quella potenza si estendesse su di Teramo, non diciamo nel secolo ix, quando ancora era integro il potere dei conti in Italia, e neppure nel X, in cui già era molta la potestà dei vescovi nell'alta Italia, ina almeno nell'xi, quando appunto nelle contee vicine di Ascoli e di Chieti (i) i vescovi divennero signori di queste città.
Ma procediamo, che davvero n' è il tempo, alle notizie positive della signoria cittadina dei teramani vescovi: le prime appaiono nella per noi celebre bolla del 1153 di papa Anastasit» IV riferita dall'Ughelli (2) e dai nostri principali storici, quali il Mu-zii (3) ed il Palma (4), che la riportò con maggiore accuratezza. Con essa, determinandosi i confini della diocesi aprutina e de' possessi territoriali de* suoi vescovi, si confermano le donazioni ottenute dai papi, dai re e dai fedeli e il possesso degli altri beni avuti « iustis modis ». Tra essi beni si mentovano « civitatem « Interamnem cura Vitica, Canicula etc. », cioè Teramo col piano di Aicola e con Cartecchia, terre ambedue poste a due chilometri dalla città, la prima a settentrione e la seconda ad oriente. Un'altra allusione al possesso feudale di Teramo e di Vitica nel 1154 troveremo più innanzi al § 8. Nella celebre mostra poi dei feudatarii normanni, seguita tra il 1154 ed il 1161, siccome recentemente in una dotta dissertazione dimostrò il Capasse (5), comparisce solennemente lo stesso vescovo aprutino Guido II, che, tra gli altri feudi, « tenet in Aprutio Teramum ». Un'altra simile notizia ci riferisce ne' suoi manoscritti l'Antinori (6), traendola da un registro del 1178 di feudi posseduti dal vescovo Attone, ove
(1) Per Ascoli si è detto già al § i che la sua contea passò ai vescovi nel 1005. In quanto poi a Chieti noteremo che gli storici di questa città narrano che il dominio vescovile della medesima cominciò nell'anno 1095, quando il normanno Roberto di Loretello, marchese di Chieti, donolla al vescovo Rainolfo ed ai costui successori, che tuttora se ne intitolano conti.
(2) UGHELLI, Italia sacra, in Aprutin.
(3) MUZII, St. di Teramo, Dial. I.
(4) PALMA, op. cit. voi. I, p. 160.
(5) B. CAPASSO, Sul Catalogo dei feudi e feudat. normanni, Napoli, 1870, pp. 35-42.
(6) ANTINORI, Mss. cit, ad an. 1178, ove così si nomina quel registro: Recisi. Brev. Recordat. sine data in Chartul. Eccl. Episc. Teram., p. 48.
SAVINI, // comune teramano. 7
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (119/635)
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