Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      9' Parte III - II comune teramano nell' évo medio.
      si dice che questi « teneva in Abruzzo Teramo, S. Benedetto, « Forcella, ecc. ». Ora tutte queste notizie, e senza anche tener conto dei notevoli indizii più antichi di sopra riferiti, bastano a dimostrare che il dominio dei vescovi aprutini sulla città di loro residenza non provenne da concessione del normanno re Guglielmo I, come vogliono alcuni nostri storici, giacché, siccome ben nota il Palma (i), nel 1153 viveva il re Ruggiero, e neppure, soggiungiamo noi, da quest'ultimo, a cui parecchi attribuiscono l'infeu-dazione di Teramo al vescovo Guido II, in premio dell' averla questi ricostruita sulle rovine cagionatele dall' incendio del conte di Loretello. E diciamo così, perché ci sembra di aver provato abbastanza nei paragrafi precedenti, che la signoria teramana dei vescovi sia stata anteriore all'estensione della conquista normanna nella regione aprutina.
      Questa signoria si mantenne in diritto per lunghissimo tempo ed anche dopo la grande concessione vescovile del 1207 di civile libertà, innanzi al principe era sempre il vescovo il signore di.Te-ramo. Cosi nel 1235 un diploma dell' imperatore Federico II, riferito dal Muzii (2) e confermante il mercato settimanale in Te-ramo, fu impetrato dal vescovo; meglio ancora prova ciò l'apparir questo signore di Teramo nelle mostre feudali: in quella del 1279, riportata dall'Antinori (3), essa città comparisce tra i feudi del vescovo aprutino Rainaldo, e così pure il Palma (4) accenna ad un documento del 1316, in cui il vescovo Arcioni paga l'adoa pe' feudi posseduti, primo tra' quali nominasi « Teramum ». E persine nel secolo XVH continuava tal diritto, e vedremo difatti assai più innanzi (cap. xxvn, § 13), che nel 1604 il vescovo aprutino era riconosciuto dal viceré di Napoli feudatario di Teramo, sebbene apparisse ivi esercitare solo pochi diritti signorili. Non accade però dare a siffatte, per dir così, comparse feudali, un pieno valore, giacché, come vedremo nel corso della narrazione, dopo il 1207 il governo della città appare in mano del popolo ed anche il regio potere nel trattar gli affari ordinarii rivolgevasi al-l'università ossia comune. Invero per citare un esempio più antico e più prossimo alla concessione del 1207, addurremo una sentenza esistente tuttora nei nostri archivii (5), che dette in Atri ai 6 feb-
      (i) PALMA, op. cit., voi. I, p. idi.
      (i) Muzn, op. cit., Dial. I.
      (5) ANTINORI, Mem. abru^., voi. II, p. 180.
      (4) PALMA, op. cit., voi. II, p. 50.
      (5) Ardi, cornuti, di Teramo, Atti de' Principi, Pergam. n. III.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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