Il Comune Teramano di Francesco Savini
IIO Parte III - II comune teramano nell'evo medio.
del consolato, in cui lo studio di questa origine mena a risultati assai utili allo scopo nostro, di vedere cioè, qual legame sia esistito tra i buoni uomini e i consoli. Egli col sussidio di parecchi documenti, in ispecie fiorentini, dimostra dunque che i consoE uscirono dalle file dei boni homines e che anzi tennero dietro a questi nel governo delle città, cosicché essi ben si possono chiamare una delegazione o, per dirla alla moderna, una giunta dei boni homines, i quali al tempo stesso formavano la corporazione, che avea l'obbligo della milizia.
4. Detto dell'origine e dell* importanza dei consoli in Italia nel primo periodo della loro istituzione, veggiarno ora qual punto di contatto vi possa essere tra questo nuovo o rinnovato instituto e quello più antico de' giudici e l'altro de' buoni uomini. Ciò è di grande interesse per la storia del nostro comune, giacché se noi non abbiamo avuto i consoli propriamente detti, avemmo però que' giudici e que' buoni uomini che possonsi fino ad un certo segno paragonare ai consoli delle altre città d'Italia; il che, se si dimostra, gioverà grandemente a far conoscere fin dove la libertà del nostro comune emulò quella più piena delle dette città. Se non che per iscorgere fino a qual punto tal paragone si possa in-stituire, è mestieri considerar prima il consolato sotto tre aspetti: del potere politico, della facoltà giuridica e della rappresentanza cittadina. Sotto il primo rammenteremo con lo Hegel (i), che i consoli delle libere città dell'alta e media Italia godevano la giurisdizione in pace ed in guerra ed il comando degli eserciti; duravano un anno nell'ufficio, rappresentavano fuori la patria e con-chiudevaao i trattati. Presedevano ai giudizii con tutt' i boni viri dei diversi ceti e riunivano in certo modo in sé stessi l'ufficio dei conti ed il mandato dei giudici, e se si trovavano talvolta giudici accanto ai consóli, essi erano giurisperiti e consultori di questi. Anzi dal loro seno sorsero più tardi gli assessori del giudice municipale, ossia del podestà, di cui diremo più innanzi (§ 7). Negli affari poi di maggior momento, i consoli convocavano l'assemblea cittadina, che dicevasi parlamento generale. Ora magistrati con siffatta potestà non avemmo certo (2) a Teramo né potevamo avere noi, che non godevamo quella libertà e quella potenza di cui andavano gloriosi que' grandi comuni ; giacché ivi il supremo
(1) HEGEL, op. cit., pp. 490, 496.
(2) Avemmo però, ma più tardi nel 1298, giudici convocanti il Parlamento; ma di essi più innanzi all'ultima nota del § 5.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (132/635)
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