Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. X - Suo svolgimento e suoi atti nel periodo di libertà (1207-1292). HJnome della città, son da stimarsi eguali agli altri iudices civitatis de' restanti comuni italiani. Conchiudendo, diremo quindi che noi, i quali non avemmo consoli, siccome vedremo nel seguente paragrafo, ove ne daremo anche le ragioni, dobbiamo attribuire a questi iudices de Aprutio ossia civitatis (i) e a quei buoni uomini cittadini, che troveremo esistenti tra noi anche prima della concessione vescovile del 1207 (§ io'), quelle poche incombenze cittadine che potevano esercitarsi a Teramo, città allora soggetta al dominio de' suoi vescovi : e ciò tanto più si può credere, in quanto che abbiamo veduto (§ 4) che in que' tempi in Italia, anche nelle città libere, si univano in una stessa persona gli ufficii di giudice e di rappresentante della città.
6. Abbiamo ora detto che Teramo non ebbe consoli : difatti niuna traccia di essi appare nelle nostre carte. Possiamo anzi aggiungere che i consoli, magistrati che reggevano sovranamente le città e ne guidavano gli eserciti in guerra, non potevano esistere tra noi, che senza alcuno intermedio passammo dalla signoria dei conti a quella dei vescovi e da questi ultimi, solo nel principio del secolo xm, riscuotemmo la libertà comunale e con essa la grande magistratura del podestà. Ma, volendo adempiere ancor meglio al compito dello storico, volgiamoci ad indagare le probabili cause della mancanza tra noi di que' consoli, che furono parte sì essenziale del libero governo delle altre città d'Italia. La cagione, a dir così, materiale sta nel fatto di sopra accennato dell'esser noi passati senz'altro dal potere dei vescovi a quello dei podestà, e ciò appunto quando in Italia i consoli erano scomparsi. Ma di questo fatto stesso, per conoscere le suddette cause, è mestieri ricercar la cagione, la quale, se mal non ci apponiamo, ci sembra essere stata la seguente. Presso di noi la vita comunale procedeva assai più lenta che non nelle altre città d'Italia, anche le più vicine, quali Ascqli ed Aquila. E siccome di ciò, al pari d'ogni altro fatto, vi devono essere le cause, giacché nil fit sine ratione sufficiente, così queste ci sono apparse al proprio luogo di natura fisica e storica : per non ripeter qui però le cose già dette, a quel luogo (cap. in, 5 3) richiamiamo il lettore. Noi dunque fummo tardi in quello svolgimento, e perciò, quando nel resto d'Italia fiorivano i consoli,
(i) Tali erano certamente que' giudici dell'università di Teramo che nel 1298, siccome vedremo più innanzi (§ 20), convocarono il parlamento; però essi dovevano esistere appunto in forza dell'editto del 1207, cne concesse ai Teramani il podestà e i giudici.
| |
Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
|
Pagina (137/635)
|
Aprutio Teramo Italia Teramo Italia Italia Italia Ascqli Aquila Italia Teramo Teramani Possiamo
|