Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. X - Suo svolgimento e suoi atti nel periodo di libertà (1207-1293). 12Jsecondo podestà, al capitano del popolo, che, per garanzia di questo e per guida degli eserciti del comune, fu più tardi instituito in Italia (i) e che tra noi quindi non potea ancora esser nominato. In siffatta opportunità, sentita allora in Teràmo e più ceno nelle altre città d'Italia, di eleggere un altro magistrato, è uopo riconoscere il gerrne della nuova instituzione intesa a dividere il potere civile dal militare. Anche in ciò dunque 1' accorto lettore può vedere la tendenza eminentemente italiana del nostro popolo, di fornirsi di quest'altra prerogativa cittadina, che poi fregiò tutte le repubbliche d'Italia. E mal per noi, che, prima la separazione della contea aprutina dalle Marche e poi la funesta costituzione di Federico II contro le magistrature comunali, fermarono a mezzo il nostro movimento civile e ci privarono perciò dell* importante in-stituto del capitano del popolo (2).
      Da ultimo, tenendo discorso di que' iudices, che Sassone concede ai Teramani insieme col podestà, noteremo che essi debbono considerarsi come assessori di quest'ultimo, giacché essi lo assistevano nei giudizii e sentenziavano quali suoi rappresentanti.
      il. Ventidue anni trascorsero dopo quest'importantissimo atto, e i Teramani, desiderosi di compiere le anteriori concessioni di libertà personale, ottenute negli anni 1165 e 1173 e quelle di libertà civili, acquistate nel 1207, con altre che assicurassero i nuovi possessi e le successioni ai medesimi, conseguirono ai 15 aprile 1229 dal loro vescovo Pietro IV (3) una costituzione, che di tanto li fece paghi. L'atto originale non esiste più, ma ne possediamo invece una copia autentica rogata dal notaio A. di Andrea di Teràmo per ordine del vescovo aprutino Rinaldode' Barili ai 15 luglio 1273 e che noi daremo infine tra i documenti (n. VI). Con esso dunque il vescovo Pietro stabiliva che né da sé né dai suoi successori si recasse gravame o molestia alcuna né si richiedesse il titolo del possesso a quei Teramani che da dieci anni possedevano beni in
      (1) G. VILLANI, Croii. fierent., lib. VI, cap. 39, narra che a Firenze nel 1250 fu stabilito il capitano del popolo.
      (2) Atri ebbe il capitano del popolo, come dimostra L. SORRICCHIO nel suo Comune atriano nei secoli XIII « xiv (Atri, 1893).
      (3) È questo un altro vescovo finora ignoto da aggiungersi alla serie dei già conosciuti e che avvenne a noi di scovrire nella carta suaccennata, mentre riordinavamo le pergamene dell'archivio comunale di Teràmo, ove si serba sotto il n. li. Ciò dimostrammo in un articolo intitolato: Rivista abruzzese di sciente e lettere, anno 1, 1886, fase. VI, pp. 241-247.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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