Il Comune Teramano di Francesco Savini
I2O Parte IH - II comune teramano nell'evo medio.
suddetta mitezza. A conforto di ciò che abbiamo detto sulla principale cagione di questi atti vescovili, citeremo qualche esempio Ji fatti avvenuti in altre più grandi e più libere città d'Italia appunto nel principio del secolo xm, ove quelle concessioni, siccome nota lo Hegel (i), erano piuttosto una rinunzia a titoli, non più che nominali dei vescovi sulle loro città, che si cedevano facilmente a prezzo. Così difatti operò il vescovo di Modena nel 1227, allorché cedette al popolo tutt' i suoi diritti di sovranità sulla città e sul territorio per la somma di 2000 libbre d'argento e pel possesso di alcune terre, il quale certo era più reale di quello sulla città: lo stesso fece pure nel 1262 e nel modo medesimo l'abate di Nonantola; e di ambedue i fatti trovansi i documenti presso il Muratori (2). Era dunque la reale potenza dei cittadini quella che otteneva le ultime concessioni da' vescovi, i quali rinunzia-vano di diritto ciò che già aveano perduto di fatto. In quanto poi alle relazioni, che esistevano tra vescovi e comuni, e specialmente al modo onde si compì il passaggio del potere politico dalle mani prelatizie a quelle popolari, ne abbiamo già trattato più indietro (cap. ix, § 3), né accade quindi tornarvi sopra un'altra volta. Che frattanto la debolezza dell'autorità vescovile da un canto e la crescente prosperità cittadina dall'altro sieno state anche tra noi, sebbene in minor misura, le cagioni storiche delle ripetute concessioni, abbiamo già argomentato poco indietro (cap. x, § 2), da alcuni passi dell'editto vescovile del 1207. Così la « iustq subditorum petitio », la condiscendenza di Sassone alle « petitionibus » dei Teramani e la minaccia ch'egli fa in quell'atto di ritirare gli accordati privilegii, nel caso essi alterassero la forma dell'elezione dei magistrati, ci fecero ivi scorgere chiaramente che l'insistenza delle domande nel popolo e il timore nel vescovo di perdere sempre più terreno nel campo del potere secolare, che fino allora avevano goduto i suoi predecessori, mostrassero da una parte la debolezza della podestà ecclesiastica e dall'altra la forza sempre crescente della volontà popolare; vere e proprie cause dei vantaggi civili, che allora le città andavano acquistando.
13. Tornando ora alle vicende del nostro comune, vediamo come queste si svolsero e quale governo municipale egli s'ebbe durante circostanze politiche straordinarie in quel secolo xin, di cui
(1) HEGEL, Storia della costituzione dei tniinicipii ital. (traduzione Conti), p. 513.
(2) MURATORI, Antiq. ital., t. VI, pp. 254-255.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (150/635)
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