Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. X - Suo svolgimento e suoi atti nel periodo di libertà (1207-1292). I2<)
      stiamo narrando. Ma è mestieri prima rammentare siffatte circostanze. Alla metà di esso secolo, e propriamente nel 1251, papa Innocenze IV, dopoché il concilio di Lione avea deliberata nel 1245 la deposizione dell'imperatore Federico II e de' costui discendenti, si manifestò contro Corrado, figlio del deposto, gii eletto re di Germania e riconosciuto re di Napoli, dichiarando il regno devoluto alla Santa Sede. Si fu allora che il cardinal Pietro Capocci, legato della Marca, avuto dal pontefice l'incarico di contrastare ai Tedeschi l'invasione del regno, occupò l'Abruzzo ulteriore e concesse in quel frangente al comune di Ascoli tutto il territorio che si estende dal Trento alla Pescara. Gli Ascolani, abusando di tal concessione e malgrado che i Teramani avessero giurato fedeltà al papa, assalirono improvvisamente la costoro città e, diroccatene le mura, ne trasportarono le porte in Ascoli insieme con gli ostaggi « ponentes in civitate prefata centra iustitiam potestatem, editis « inibì statutis iniquis » come dice la rivocazione dello stesso cardinale. L'originale pergamena di questa rivocazione, tuttora esistente nel nostro municipale archivio (i) e da noi data in fine tra i documenti (n. vm), fu spedita da Atri ai 23 settembre del 1251, secondo gli ordini d'Innocenze IV impartiti al Capocci con lettera pontificia da Milano dei 7 luglio di quell'anno ottenuta per gli ufficii del vescovo aprutino, ch'era allora Matteo di Sellante (2), e dei cittadini teramani. Essa, ritogliendo agli Ascolani la mentovata concessione territoriale, imponeva loro la restituzione delle porte e degli ostaggi e la riparazione dei danni. Fermiamoci intanto un po' sulla forma e sul contenuto di questo atto papale; che ciò sarà molto proficuo per la nostra storia comunale. La rivocazione è diretta « episcopo et dilectis in Christo capitulo, nec non potestati, « concilio et communi civitatis Terami ». Notevole è altresì l'espressione del pontefice: « Mandamus quatenus.... prelibatum episcopura (aprutinum) et capitulum, et ecclesiam per te vel per alium, « quoad omnes libertates, iura, vassallos et possessiones suas, sicut « iustum fuerit, piene restituens, et restituì faciens, restitutosque « defendens, etc. ». Noteremo dunque in prima che la forma dcl-l'indirizzo, in cui son posti innanzi il vescovo, poi successivamente
      (1) Arch. Com. di Teramo, Atti ad Principi, pergam. n. I.
      (2) Questo che I'UGHELLI (Italia sacra, in Aprutin.) e su costui il PALMA (Storia di Teramo) dicono « de Baiato », deve invece chiamarsi « de Sellante », come provano i documenti vaticani, già da noi altrove esaminati. (V. Fu. SA VINI, L'Arcb. segr. dalla S. Sede e i vescovi noli e ignoti tìi Teramo, Teramo 1893, a p. 5).
      SA VINI, // comune teramano. 9


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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