Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. X - Suo svolgimento e suoi atti nel periodo di libertà (1207-1292). 13 Ile quali il cardinal Capocci chiude l'atto di rivocazione, dirigendosi al clero e ai cittadini: « restituentes ecclesiali!, vos et commune vestrum ad omnes libertates, inni, vassallos et possessiones «que primitus habuistis », ove senza ambiguità le franchigie e i diritti sono dichiarati appartenenti alla chiesa ed al comune di Teramo. Non si tralasci intanto di notare il gran nome di comune dato a Teramo dal pontificio legato, in uno Stato cioè ove usa-vasi il titolo di università! in luogo dell'altro, che suonava libertà e governo autonomo e che perciò era bandito dal regno con una speciale costituzione di Federico II, già più sopra menzionata (capitolo H, § 3). Si avverta altresì che il nome glorioso di comune e i privilegi!, che lo accompagnavano, concessi dai papi a varie città del regno in quel periodo tempestoso tra il 1251 ed il 1255, •quando il possesso di detto Stato contrastavasi tra i guelfi e i ghibellini, tra i pontefici e gì'imperatori, erano conferiti al certo per allettare più agevolmente i popoli alla papale soggezione : nel tempo stesso però, crediamo noi, ciò seguiva perché quel governo era più conforme alla foggia usata nelle terre della Chiesa romana e anche alla maggiore larghezza della sovranità pontificia. Durante pur la dominazione pontificia in Teramo possediamo un altro atto dello stesso pontefice Innocenze IV diretto al popolo della città e della diocesi aprutina da Perugia ai 31 di dicembre del 1252, che noi abbiamo tratto dall'originale regesto di quel papa esistente nell'archivio segreto vaticano (i) e che riprodurremo in fine fra i documenti (n. ix). Esso, sebbene contenga una comunicazione di natura affatto spirituale, cóme quella della elezione del nobile diocesano Matteo di Sellante al vescovato teramano (2), pure essendo indirizzato al popolo, che allora costituiva il libero comune teramano, così noi gli diamo luogo tra i documenti di questo. E, tornando alla storia del medesimo, soggiungeremo qui, che fu sventura per noi l'essere poco stante ricaduti sotto i sovrani di Napoli; giacché se le nostre sorti si fossero allora riannodate a quelle del nostro vecchio Piceno, da cui eravamo stati tolti solo un secolo innanzi dalla conquista normanna, avremmo almeno goduto di quella
      (1) Arch. segr. Vaticano, Reg. Iniioc. IV; e. 226 B; n. 307.
      (2) Notisi a proposito di questo vescovo che il PALMA (voi. II, p. 16) sul-1' UGHELLI lo chiama « de Baiato » erroneamente, siccome abbiamo detto in una precedente nota. Egli certo lo avrebbe annoverato tra gli uomini illustri della regione se avesse ben conosciuto la famiglia, cui quel prelato appartenne, e che fu la potente casa dei signori di Sellante, di cui abbiamo veduto (cap. x, S 14) essere stato Gualtieri capo de'baroni ghibellini nel 1286.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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