Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. X - Suo svolgimento e suoi atti nel periodo di libertà (1207-1292). 133
figliuol suo fanciullo, Corradino, sotto la tutela dello zio Manfredi. Questi, riconosciuta in prima l'alta sovranità pontificia nel regno, le si ribellò più tardi e, vincendo sullo scorcio di quell'anno 1254 l'esercito papale nella battaglia di Troia, finì col coronarsi re in Palermo nel 1258, dopo aver fatto creder morto il suo pupillo. Durante questi trambusti noteremo un fatto della nostra storia municipale risultante da un instrumento dei 2 aprile del 1255, citato dall'Antinori (i) e dal Palma (2), come esistente nell'archivio teramano, ove però ora più non si trova. Con esso Ruggiero, Marco e Guglielmo, signori del castello di Caprafico, giurarono cittadinanza al podestà, Guglielmo di Stolto di Ascoli, al comune ed al popolo di Teramo e ubbidienza ai mandati di quel podestà. Si noti qui, oltre il non aver l'atto veruna indicazione di sovrano per causa de' suddetti avvenimenti, che i Teramani erano allora governati da un podestà e coi pieni poteri di governatore e di giudice. Frattanto gli eventi precipitavano a danno di Manfredi, finché questi perdette e trono e vita alla battaglia di Benevento nel 1266, per opera di Carlo I d'Angiò chiamato da papa Urbano IV a regnare a Napoli ed in Sicilia. Il francese monarca poco dopo nel 1273, come più sopra abbiamo visto (3), coi documenti angioini, divise il vasto giustizierato di Abruzzo in citeriore e ulteriore, dira et ultra Piscariam rispetto a Napoli, restando quindi il Teramano compreso nell'Abruzzo ulteriore e, pur troppo, anche involto nelle lotte che poi seguirono tra la fazione di Carlo II, figlio del I, e quella di Pietro d'Aragona pretendente, quale erede per donne degli Svevi, alla corona di Sicilia. Difatti nel 1286 non pochi baroni della nostra regione, segreti fautori di quest'ultimo, si sollevarono contro la casa d'Angiò, togliendo a pretesto la perdita de' vassalli che a loro rapivano i Teramani, desiderosi di ripopolare la propria città. Eglino dunque, capitanati da Gualtieri di Sellante, posero l'assedio a Teramo e fecero anzi prigione il podestà di questa, Buoncambio di Monaldo, pur d'Ascoli, il quale contro il parere del magistrato cittadino avea fatto una sortita infelice e dovè poscia, per andar libero, sborsare Una somma di 350 fiorini d'oro e dare suo figlio in ostaggio. Tal fatto ci da lume per conoscere le condizioni nostre municipali nello scorcio di quel secolo xm, sì fecondo di si-
(i) ANTINORI, Mtm. star. mss. nella bibl. Prov. di Aquila, art. Teramo, ad an.. 125$.
(z) PALMA, op. cit., voi. II, p. zi. (?) V. § 11 di questo stesso cap. x.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (155/635)
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