Il Comune Teramano di Francesco Savini
134 Parte III - II comune teramano nell'evo medio.
mili eventi in tutta Italia, rivelandoci che il podestà aveva un» de' maggiori ufficii presso di noi, quello cioè di comandare fé geriti in guerra, siccome appunto seguiva ne' grandi comuni italiani. Ma luce ancor maggiore ci fornisce un documento, che di quel fatto fu conseguenza e che a tempo dell'AntinOri (i) sérbavasi ancora nel municipale archivio. È un instrumento di notar'Buoninsegna di Ascoli dei 15 luglio del 1286, contenente una transazione fra i Teramani ed il detto podestà. Non potendo noi riportarlo fra i nostri documenti per essere a' nostri giorni smarrito, ne riferiremo con le parole dell'Antiuori il contenuto, per la nostra storia comunale importantissimo. « II Buoncambio, scrive l'Antinori (2), che « nel luglio terminava l'anno del suo governo, intentò litigio colla « città, pretendendo d'esser rifatto dei danni sofferti in quella « guerra e battaglia contro a Gualtieri, agl'uomini di Campii, e « altri ribelli della Chiesa romana, agli eredi del re, agli uomini « di Teramo. Calcolava la perdita de' cavalli, e delle armi sue, e « dello scudiere del vescovo per cenfoventicinque fiorini d'oro, i) « pagato pel riscatto trecentocinquanta, e lo speso per la custodia « di sé, e di suo figlio lasciato in ostaggio presso i nemici, seicento libre, o siano lire volterrane e ravennate. Correvano allora coleste monete in quei confini del reame (3). La città, per « mezzo del suo sindico (4) notar Buonagiunta di Teramo, replicò « di non esser tenuta, perché si era uscito contro ai nemici, senza « la deliberazione del parlamento, e senza la licenza di Pietro di « Braida regio capitano generale in Abruzzo (j); perché a Buoncambio si erano donati, ed aggiunti, oltre il salario, dugento « cinquanta lire pur volterrane e ravennensi, e perché egli doveva « esser tenuto per la sua rata alla rifazione di cinquanta once d'oro, « nelle quali era stata condennata la città dallo Braida (6), e in altro « dugento per vari eccessi imputati ai cittadini, per avere proceduto' « contro quei di Campii, e resistito all'arbitrio usurpato da esso
(1) ANTIXORI, Meni. star, abriij^., voi. II, p. 193 (Napoli, 1782).
(2) AXTINORI, op. e loc. cit.
(3) Spesso di fatti'nelle nostre carte di questo secolo xin s'incontrano simili monete comuni nel centro d'Italia. E ciò mostra sempre più l'analogia delle nostre contrade col medesimo.
(4) Cioè rappresentante.
(5) Costui avea posta in fuga l'esercito di Gualtieri di Sellante e liberati Teramo dall'assedio.
(è) II Brayda aveva condannato anche i Teramani alla pena fiscale di 200 oncie d'oro pei danni arrecati ai Camplesi, siccome diremo al luogo delle lotte fra costoro più innanzi (§ 21).
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (156/635)
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