Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. X - Suo svolgimento e suoi atti nel periodo di libertà (1207-1292). 135
      o Buoncambio, dopo il giuramento d'esercitare l'ufficio, secondo le « costituzioni regie, le leggi comuni e le assise di Teramo, come « pure al carcere privato esercitato da lui nella città contro dei « cittadini, e di altri ; e lo costrinse finalmente a dar conto del « danaro pubblico pervenuto in sua mano. Si venne a transazione, « e rimise ciascuno le pretensioni proprie, assolvendo l'uno l'altra « parte reciprocamente ». Fin qui l'analisi del documento fornitaci dall'Antinòri e nói in esso troviamo un prezioso e, quasi diremmo, pieno saggio del nostro organismo municipale sullo scorcio del secolo xui. Vi appare difatti in prima la supremazia del vescovo, rappresentato in quella circostanza di guerra dal suo scudiere, che era allora nel regno un ufficiale d'arme e di pompa nelle corti dei principi e dei grandi baroni (i); quindi il parlamento, che, riassumendo in sé i poteri del comune, limitava i diritti del potesti. Le incombenze di quel nostro parlamento dovevano essere press' a poco analoghe a quelle de' parlamenti delle vicine Marche, con cui noi, specialmente allora, avevamo tanti punti di contatto, siccome così spesso abbiamo veduto. Ivi dunque que' corpi si adunavano principalmente per far leghe fra comuni contro le invasioni per parte de' sovrani delle libertà e consuetudini municipali e con-vocavansi pure dai governatori pontificii per l'imposizione e la ripartizione dei balzelli (2). Nel nostro documento appaiono pur chiare le precipue attribuzioni del podestà di Teramo, nel secolo xiu, ma delle quali diremo più avanti, al luogo cioè dell'organismo del nostro comune in questo periodo di libertà (cap. xn). Ma due fatti notevolissimi per noi appaiono in questo documento, l'esistenza in quel tempo degli statuti e del podestà. È dunque provato che nel 1286 Teramo aveva già i suoi statuti; ciò torna a grande onore del grado di vita libera, a cui essa era allora salita; sendochè se sappiamo da un canto che gli statuti municipali cominciarono a compilarsi in Italia nel secolo xn, dall'altro è pur nòto che la maggior parte delle sue città gli ebbero solo nel secolo seguente. Le assise qui mentovate sono senza dubbio quei « capitula assisiarum » cancellati dal tempo e dal « quotidiano manuum tactu », i quali, e per ciò, e per essersi mutati « aliquibus hominum moribus », il nostro magistrato nel 1440 de-
      (1) Cf. DEL GIUDICE, Cod. diploin. Ad regno di Carlo I e II d'Ansio, I, LXXVI, Napoli, 1863.
      (2) R. FOGLIETTI, Nat. intorno al parlamento ddhi Marca d'Ancona, Torino, 1889.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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