Il Comune Teramano di Francesco Savini
Parte IH — II comune teramano nell1 évo medio.
liberò « renovare, corrigere ac reformare in melius », secondo si legge nel proemio degli statuti raccolti in esso anno e che noi poco fa demmo alla luce (i). Oh ! quanto tesoro di leggi e libertà cittadine dovea serbarsi in quelle vecchie assise, mutate pur troppo e diminuite dai nuovi costumi del povero regno, e quanto esse doveano apparire analoghe a quelle degli statuti delle altre più fortunate città italiane ! Come inoltre sarebbe più utile e prezioso pei lavori, che ora si fanno sulle consuetudini de' nostri gloriosi comuni del medio évo, il pubblicare gli statuti teramani del secolo xin in luogo dei suddetti del 1 440, se la mano rapace de' secoli non gli avesse strappati ai nostri studii ! Ma, tornando al nostro documento, accenniamo al secondo fatto, cioè all'importantissima menzione che ivi rinviensi del nostro podestà in quell'anno 1286. Ciò appare sommamente notevole quando si rammentino le severe leggi emanate poc' anzi dall' imperatore Federico II contro simili magistrature nel regno e già da noi menzionate (cap. n, § 3) e dimostra insieme quanto tenace fosse anche allora nei nostri il sentimento delle libertà e consuetudini italiane e quanto a loro ripugnasse l'accomunarsi con gli altri del regno nelle leggi sempre più avverse al libero svolgimento della vita cittadina. Ma la forza di quella compagine era superiore alla volontà dei Teramani, i quali dovettero loro malgrado sentirne le infauste strette e rassegnarsi al loro fato. E pur troppo a noi tocca qui notare che questo è l'ultimo ricordo del podestà fra noi e che subito dopo nell'anno successivo quel gran nome cede il luogo all'altro di rettore e quindi, dopo gli infruttuosi tentativi, di cui tosto parleremo, a quello più modesto ed assai regnicolo di giudice (2). Questo documento, che tanta luce sparge sui nostri fatti comunali dello scorcio del xnt secolo, ci duole dir qui essere andato smarrito e non poterlo quindi pubblicare in fine insieme con gli altri.
15. In questo secolo xin, che, mentre nota pur troppo nel suo ultimo scorcio la fine della grande magistratura comunale del podestà, segna altresì nella sua massima parte il momento più attivo e più libero della nostra storia cittadina, appare uno dei fenomeni più importanti della medesima. È questa l'opera continua ed alacre, che il nostro comune, simile anche in ciò agli altri d' Italia,
(i) FR. SAVINI, Statuti ad comune di Teramo del 1440, testo orig. per la prima volta pubbl. con note e fac-simile, Firenze, Barbèra, 1889, accompagnate da uno studio dello stesso (Firenze, id. 1889).
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (158/635)
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