Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. X - Suo svolgimento e suoi atti nel periodo di libertà (1207-1292). 137
poneva a ripopolar la città disertata nell'antecedente secolo dal normanno conte di Loretello; e molti erano, al dir del Muzii (i), nell'archivio commutativo i documenti che ciò provavano, ma dei quali oggi due soli rimangono, come più innanzi vedremo. Nonpertanto l'Antinori ne' suoi preziosi manoscritti di parecchi di essi ci'ha serbato ricordo, e di questi noi, corn'è giusto, faremo qui tesoro. Sono convenzioni che i Teramani conchiudevano coi nobili e con gli altri abitanti de' vicini castelli, accordando loro varii vantaggi e ottenendone che scendessero a porre dimora nella loro citta. La più antica tra esse, che ci da l'Antinori (2), è dell'agosto del 1211 e contiene i patti firmati tra il vescovo Sassone, il capitolo della cattedrale e il popolo da una parte e Berardo di Ripa dall'altra. Costui, ottenendo case e terre in Terarno, tra cui « due « quadraginali di terreno riguato con alberi, salva la decimazione « secondo la consuetudine degli altri cittadini », si obbligava in compenso di abitare con la famiglia in Teramo per quattro mesi dell'anno. Notévoli sono i patti di questa convenzione, e noi perciò li riferiremo qui con le stesse parole, con cui li compendiò l'An-tinori. In prima il Di Ripa dovea « intervenire col vescovo e col « popolo a tutte le guerre che si faranno per essi, purché non si « marciasse a cavallo sopra le terre de' signori di Morricone e di « Trasmondo di Ripa sulle quali non può militare; e se allora militasse pel signore dal quale riconosce la sua terra (3), mandare « in sua vece un uomo ben fornito d'armi, e qualora il suo signore « scorresse a cavallo sopra la sua terra, ed egli vi si trovasse, po-. « tere andare impunemente contro a quello ; non ricevere in prolezione uomini della città e della chiesa aprutina senza consenso « del vescovo; ancorché di prima fossero stati suoi, ma fossero già «venuti in Teramo liberamente prima di lui; di quelli che vi « condurrebbe poi, fare con essi quel patto che vorrà; non potere « il vescovo o il popolo senza il consentimento suo ricevere quelli, « anzi dare a lui aiuto perché li costringa, aiuto ancora dare a lui, « ed agli eredi in tutte le sue guerre ». E qui si chiude l'atto col
(1) MUZII, Star, di Ttramo, dia). 2°.
(2) ANTISOM, Mem. mss. cit., art. Teramo ad an. 1211, ove quell'atto cosi si cita: « Char. Concess. p. m. Petr. Hot. Eccl. Aprut. an. 1211, Ind. 14 « rnens. Aug. Regn. Itnp. Odon. in Ardi. Civ. Terami, vidi ».
(3) Di qui si scorge che Berardo era suffeud.itario di qualche altro e forse di quei signori di Morricone, contro cui dichiara di non poter militare. Neppure potea far ciò contro Tancredi di Ripa, che dall'identità del cognome può supporsi parente di Berardo.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (159/635)
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