Il Comune Teramano di Francesco Savini
Parte III - 11 comune teramano nell'evo medio.
giurarlo dalle due parti. Da questo documento e dagli altri che appresso riferiamo si traggono molte notizie utili alla conoscenza dello stato comunale nostro e de' progressi che nelle vie della civile libertà noi facevamo in quel tempo; ma, per dare alle medesime un cotale ordine organico, rie faremo materia di un apposito paragrafo, che terrà dietro all'analisi dei detti documenti. Intanto, ciò notato, procediamo innanzi nell'esame di questi. Segue dunque il patto segnato ai 28 gennaio del 1252 tra il nostro comune e i signori di Melatine, il quale fortunatamente ancora esiste nel co-munitativo archivio (i) e quindi potemmo noi pubblicare in altro scritto (2). Con esso Berardo del fu Trasmondo signore del castello di Melatine ed il figlio Trasmondo promettono di venire ad abitare in Teramo con le loro famiglie e i loro vassalli per lo spazio di sei mesi ogni anno, ed in compenso la città, questa volta rappresentata da' suoi sindaci, e senzachè vi appaia il vescovo, concede loro al solito case e terre. Tra le condizioni di quel patto troviamo alcune che lumeggiano lo stato di possesso e quello di giurisdizione de' nuovi venuti. In quanto al primo, noteremo che i vassalli di quei baroni, donati di case per allettarli alla nuova dimora, le ritenevano sotto la dominazione del loro signore nello stesso modo appunto con cui possedevano gli altri beni che tenevano dal medesimo, e si obbligavano inoltre di contribuire al pagamento delle imposte e del salario « iudicis et rectorum, qui participes erunt « ad regimen civitatis Terami ». In quanto poi alla giurisdizione, veggiamo insieme la famiglia del barone e quelle de' vassalli sottoporre da un canto sé e i loro possedimenti « foro ..... ecclesie « Aprutine et civitatis Terami » e dall'altro i due Di Melatine rU serbarsi il diritto di « regere curiam de predictis vassallis suis, asseti denti sibi iudice Terami». Ciò nelle ordinarie contingenze; nelle straordinarie poi, siccome il barone co' suoi prometteva di « facere « guerram et pacem » insieme ai Teramani, cosi anche questi ultimi si obbligavano a difendere ed a salvare quei signori, il castello di Melatine e gli altri beni loro. Da parte sua l'università donava ad essi una casa in città, una vigna, un pascolo (ferraginile) ed un orto ne' pressi di quella, ed ai loro vassalli de' recinti murati (ca-salini). Ma proseguasi nell'esame de* documenti : con un* altra convenzione dei 2 aprile del 1255, pur riferita dall'Antinori (3) e non
(1) Arch. Coiti, di Teramo, Atli-dti privali, pergam. n. 4.
(2) FR. SAVINI, / signori di Melatine, Firenze, 1881; a p. 372 (doc. iv). (}) ANTIN'ORI, Mtm. mss. cit., art. Teramo ad an. 125$.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (160/635)
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