Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. X - Suo svolgimento e suoi atti nel periodo di libertà (1207-1292). 145
      «ne restasse escluso, rimanesse in piedi l'unione». Quest'unione difatti avvenne, ma nacquero discordie tra le due università sul pagamento più sopra ricordato da farsi alla regia corte e al Del Balzo, e l'Antinori (i) cita un instrumento dei 13 agosto del seguente anno 1328, mercé cui gli uomini di Montorio nominarono quattro rappresentanti per andare innanzi al capitano di Teramo Giovanni de Porta di Salerno, giusta l'ordine di costui, e per obbligare la loro università innanzi alla regia corte a pagare le quote a sé spettanti del prezzo convenuto, ed insieme per venire ad una transazione fra essa e l'università di Teramo. Intanto è mestieri qui dire che il grande acquisto dei Teramani non restò lungo tempo tra le loro mani ad onta dei grandi Benefizii che quest'unione dovea arrecare ai Montoriesi e cui non potea certo produrre una signoria feudale : eppur questa tenne dietro alla detta unione. La cosa non fu nota al Muzii, né all'Antinori e neppure al Palma ; solo quest'ultimo sospettò che l'incorporazione di Montorio a Teramo fosse stata di corta durata (2). E s'appose al vero; che con atto del 1337, citato dal Bindi (3), i Teramani donarono a Carlo d'Artois il castello di Montorio poc'anzi da essi comperato. Ignoriamo la cagione di siffatta perdita, che tale dev'essa dirsi; ma forse il germe della medesima dovrà ricercarsi in quella discordia nata tra i Teramani e i Montoriesi subito dopo l'unione e di cui or ora abbiamo parlato. Certo però si è che quel castello fu per sempre perduto e passò in quello stesso secolo ai Carnponeschi dell'Aquila, e più tardi ai Carafa di Napoli e da ultimo ai Crescenzi di Roma. Comunque andasse la bisogna, e sebbene per sì breve tèmpo Teramo possedesse quel castello, pur quell'atto di unione o piuttosto di sottomissione dei Montoriesi ai Teramani è preziosissimo documento della nostra storia municipale, e e5 insegna come operasse nelle sue intime fibre l'organismo del nostro comune riguardo alle sue relazioni coi paesi soggetti, e come in queste si avvicendassero, a dir così, la sudditanza e l'unione. Di ciò noi faremo tesoro nell'esame ordinato che qui sotto instituiamo dei patti di cittadinanza sinora addotti e descritti.
      (1) ANTINORI, Mss. cit., ad an. 1528, ove si menziona l'atto in questa foggia: « Instr. r. N. Berar. Thom. Andr. de Montor. ib. a. 1328, die 13 aug. « Ind II, Reg. Rob. a. 20; in arch. Civ. Teram. ».
      (2) PALMA, op. cit., voi. II, p. 56.
      (3) BINDI VINO., Il castello di S. Flarlano (Napoli, 1880), voi. II, p. 109; ove egli cita dall'arch. di Stato il Re?. Angioino del re Roberto a. 1337, A, ff. 126, 128 e 129.
      SAVINI, // comune teramano. IO


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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