Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      154 Parte IH - II comune teramano nell'evo medio.
      sciamo questi minuti confronti e, venendo ad altri di maggior momento, noteremo in prima una diversità tra il fatto nostro nel secolo XHI e quello dei grandi e liberi comuni della detta contrada, quali erano Bologna e Firenze. Essa consisteva in ciò, che mentre nel comune teramano i vassalli, anche nella cerchia della città, ov'eran discesi insieme coi loro baroni ad accrescerne la popolazione, rimanevano verso di questi e nelle persone e nei beni nello stato di servitù, invece in quei sunnominati si proclamava l'emancipazione de' servi della gleba. Così a Bologna, narra il Degli Alberti (i), nel 1283 si dette « la libertà a tutt'i servi et lavoratori « del contado ». A Firenze poi, un decreto del comune, riferito dal Lattes (2), vietò nel 1289 che alcuno potesse acquistare « fedele alcuno o colono perpetuo o condizionale od ascrittizio o « censito... o altro diritto di angaria o proangaria o qualsivoglia « altro contro la libertà e la condizione delle persone nella città, « contado o distretto di Firenze ». Ma questa differenza per noi svantaggiosa proveniva dall'esser noi nello stato più feudale d' 1-talia; non potevamo quindi aspirare a quelle libertà che troppo direttamente si opponevano alla costituzione del medesimo, dovendo restar paghi a quei civili vantaggi che pure erano molti e di natura assai simili a quelli delle vicine città marchegiane (3). Intanto, continuando nel nostro argomento, avvertiremo che nei liberi comuni italiani cotesta convivenza di nobili castellani con cittadini entro le mura di una stessa città, produsse in prima la preponderanza dei nobili, manifestatasi nel potere dei consoli scelti nel seno de' suddetti feudatarii, i quali cosi formarono l'aristocrazia de' comuni, e poscia, secondo lo svolgimento delle varie classi e la prevalenza dell'una su l'altra, ne nacque il governo democratico. Ciò seguì specialmente a Firenze, ed il Villari, in un recente studio, notando che, mentre in quella città il popolo tendeva alla democrazia, il reggimento consolare era una consecrazione del go-
      (i) LEANDRO DEGLI ALBERTI, Historia di Bologna, ad an. 1283.
      (?.) ELIA LATTES, Dell'influenza del contralto enfiteutico', Torino, 1868, p. 300 e segg. ap. DEL GIUDICE, Studi di si. e dir., Milano, 1889, pp. 77-79.
      (3) A tal proposito accenneremo pure che nella prossima Fermo nei patti di cittadinanza si riservavano, come fra noi, i diritti signorili sui vassalli. Cosi in quello del 1326 con Monte Rubbiano, testé pubblicato dal signor Lucio MARIANI, La cavalcata dell'Assunta in Fermo, Roma, 1890, p. 41, si lasciava libertà agli uomini di quel paese, che avessero ivi i loro signori e fossero insieme cittadini fermani, « si voluerint facere servitium quod debebant facere « dominis suis ».


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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