Il Comune Teramano di Francesco Savini
Cap. X - Suo svolgimento e suoi atti nel periodo di libertà (1207-1292). 159
« si reggeva la corte regia delle cause civili dei giudici, alla preti senza di lacopo di lacopo de' Cantarelli di Amatrice, giudice di « Teramo e del distretto ». Tal fatto, sebbene, per 1' epoca del secolo xiv, pure per la materia si riferisce al xm.
20. Ma non bastavano ai Teramani i fastidii di sopra narrati; che ancora dovevano, pel gran fine dell'incremento della loro città, andare incontro ad ostacoli, che ben più gravi sarebbero stati, senza la debolezza ingenita ai governi di allora. Erano essi le regie opposizioni ai surriferiti patti di cittadinanza. Se non che i nostri padri, intesi al magnanimo scopo con quell'ardore di passioni che era uno dei contrassegni più vivaci della vita municipale nel medio évo, sapevano superare tutti gli ostacoli. Il primo di questi regii atti, che son venuti a nostra notizia, è un rescritto del i° marzo del 1291, da noi al proprio luogo pubblicato (doc. XH), che vieta al giudice o capitano di Teramo di costringere i vassalli del monastero di San Giovanni a Scorzone di venire ad abitare in essa città : non sappiamo l'effetto di tal divieto, ma probabilmente esso fu pari a quello sortito dagli altri regii decreti, cioè nullo. Di tal documento, tuttora esistente (i), dobbiamo qui dare una bastevole analisi, stan-techè essa ci gioverà molto per la conoscenza degli attributi del nostro comune in quell'epoca e delle ingerenze in esso del regio potere. È un istrumento fatto presso Teramo ai 21 maggio del 1291 e composto di due parti: la prima contiene una lettera, data da Napoli al i' marzo del 1291 e diretta da Carlo Martello, principe di Salerno, e vicario del regno pel re suo padre Carlo II di Angiò, al nobil uomo signor Guglielmo de Pontiaco, milite e regio giustiziere di Abruzzo, e da costui stesso mostrata al notaio Gualtieri Parisii di Penne, che rogò 1' atto. Il principe vicario gì' ingiungeva che facesse eseguire al giudice o capitano di Teramo il regio mandato, già a lui indirizzato, di desistere dalF indurre i vassalli del monastero di San Giovanni a Scorzone di venire ad abitare in Te-ramo ed anche dall' impedire a questi la prestazione dei feudali servigi dovuti a quelle monache, senza de' quali il convento mancava del necessario sostentamento; e ciò affinchè quel magistrato cittadino non trascurasse o spregiasse i regii ordini. La seconda parte dell' instrumento riguarda il fatto dell' esecuzione del principesco decreto, per la quale ai 20 maggio del 1291 presso Teramo, alla presenza del detto giustiziere e notaio e dei soliti testimonii, per lo più pennesi, i vassalli in discorso ed ivi nominati, nel numero
(i) Arch. di S. Gio. in Teramo, pergam. n. ant. 6 ed attuale 12.
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (181/635)
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