Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. X - Suo svolgimento e suoi atti nel periodo di libertà (1207-1292). I'3
      « Campii...; 2° perché i Teramani aveano inseguiti gli uomini di « Campii, fino al loro paese; 3° perché aveano devastato le terre « del circuito di Campii; 4' perché gli uomini di Teraino aveano « imprigionato varii Camplesi... e 6° perché dopo conchiusa la pace « tra i sindaci di Teramo e i sindaci di Campii, avanti un certo « signore di San Frayniondo, sotto la penale di mille once d' oro « per quello dei due comuni, che la rompesse ; tuttavia aveano i « Teramani nuovamente esercitate delle violenze contro i Camplesi ». Soggiunge poi il Palma che i Teramani sulla multa di 200 once ebbero la condonazione di 50. Il contenuto di questa sentenza è assai utile alla conoscenza delle relazioni, che passavano allora tra il potere centrale e i comuni, e quelle che intercedevano fra gli .stessi comuni. Vi si scorge invero che i rappresentanti del re si contentavano di esercitare la podestà suprema in mezzo a quei civili dissidii, che del resto nel presente caso la toccavano assai da vicino. Vi si vede inoltre che i comuni di quest' estrema parte del regno si -guerreggiavano fra loro al pari di quelli più liberi della prossima Marca (siccome Ascoli e Fermo) e scendevano poscia a veri trattati di pace, come ci ha mostrato la sentenza del Brayda. 22. Ma i conflitti in que' tempi di disgregamenti sociali e statuali seguivano non solo coi comuni e co' feudatarii vicini, come qui sopra abbiamo veduto, ma anche coi feudatarii forestieri, o lontani che vogliansi dire. Difatti un regio diploma degli 8 di giugno del 1273, da noi rinvenuto nei registri angioini dell'archivio di Stato in Napoli (i), e che per la sua importanza qui analizzeremo e poi in fine riporteremo nella sua integrità (doc. x), ci parla quarumdam rixarum, che cum quibusdam hominibus della città di Te-ramo aveano avuto alcuni familiari del nobile Matteo de Plexiaco, signore di Manoppello; certo uno di quei francesi calati nel regno con Carlo d'Angiò ad uccellar feudi e ricchezze. Noi per verità non sapremmo, solo con questo documento, indovinar la causa di tali risse fra Teramani e servi di quel barone, specialmente perché Teramo è da considerarsi, e massime a quell'epoca, troppo lontana di luogo e d'interessi da Manoppello. Potremmo, è vero, sospettare che, come avvenne più tardi, nel 1357, quando cioè seguirono violenze tra il nobile Covello Gallo di Napoli, regio capitano di Teramo, e i cittadini di questa le quali noi narreremo al proprio luogo (cap. xm, § 6), così pure accadesse nel 1273 fra il de Plexiaco e i Teramani per analoga ragione di governo.
      (i) Arch. di Stato in Napoli, Reg. Ang. n. 3, fol. 120.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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