Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      172 Parte III - II comune teramano nell'evo medio.
      un' epoca anteriore e sia perché ne abbiamo trattato più innanzi (cap. x, § 5).
      5. Eccoci intanto al podestà, alla grande magistratura dei comuni italiani del medio évo, che a noi fu concessa dal vescovo Sassone nel 1207 (cap. x, § io). Doveva però essere eletto da un mediano scelto a sua volta dal vescovo ed anche dal popolo in caso quegli mancasse alle -fatte promesse. Aveva il supremo governo del comune e la giurisdizione criminale e civile, giurando però nelle mani del vescovo l'adempimento del suo ufficio. Nel breve periodo della dominazione pontificia (1251-1254) il podestà continuava, vedendolo noi nelle lettere papali nominato dopo il vescovo ed il capitolo (cap. x, § 13): lo stesso accadeva nel 1255, cioè durante l'interregno che precedette l'assunzione dello svevo Manfredi al trono di Napoli (cap. x, § 14). In quanto poi all'ufficio ed alla durata in esso di tal magistrato meglio degli altri ci informa l'atto del 1286 (cap. x, § 14). Durava egli dunque un anno nella carica, comandava le milizie del comune in guerra e per questa doveva sentire il parere del cittadino maestrato, sottoponeva le spese fatte all'approvazione del parlamento ed anche del regio governatore della provincia, rendeva conto del denaro pubblico affidatogli, non poteva imprigionare privatamente i cittadini, giurava di bene esercitare il suo ufficio, reggendo la città giusta le costituzioni regie, le leggi comuni e le assise o statuti di Teramo. Il colmo delle sue facoltà sembraci esser seguito nel mezzo del secolo xin (quando forse eleggevasi, senza il mediano, direttamente dal comune); giacché abbiamo veduto (cap. x, §§ 14 e 17) nel patto di cittadinanza del 1255 i nuovi cittadini promettere obbe-dienza al podestà senza che neppur si faccia cenno dell'autorità del vescovo. Un' altra importantissima qualità di questo ufficiale era il poter essere eletto fuori del regno. Tal privilegio noi crediamo ottenuto nel suddetto periodo pontificio (1251-1254) per le due seguenti ragioni: prima perché nella concessione vescovile del 1207 non v' ha cenno di questo podestà forestiero e non poteva esservi, giacché tanta facoltà non godea certo il vescovo di Teramo; in secondo luogo perché di ciò abbiamo un validissimo esempio nella vicina Atri, ove risiedeva nel 1251 quello stesso cardinal Capocci, legato pontificio per le nostre regioni, che aveva allora giurisdizione a Teramo e del quale abbiamo esaminato le lettere al proprio luogo (cap. x, § 13). Difatti un importantissimo diploma del suddetto cardinale spedito nell'aprile di quell'anno 1251, e serbatoci nei manoscritti atriani del Sorricchio e testé pubbli-


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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