Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Cap. XII - Suo organismo nel periodo di libertà (1207-1292). 173
      cato, contiene preziose concessioni di libertà municipali a favore del comune di Atri, allora come Teramo soggetto alla santa sede (i). D'esso, siccome di atto assai probabilmente simile a qualche altro diretto ai Teramani, dobbiamo qui riferire il contenuto qual si trova al citato luogo: « Concede alla città - ivi si legge - di potersi eleggere il podestà, purché sia tra i fedeli della Chiesa, ossia « non ghibellino. Negli intervalli tra la decadenza di un podestà « e la nomina del successivo, governerà il vescovo. Si concede « ancora di potersi formare gli statuti comunali sotto la conferma « della santa sede. L'autorità del podestà si restringa al contado si noti bene la parola (2) - e sia come quella del medesimo magistrato nella città di Perugia e possa giudicare in tutte le cause « civili e criminali. I conti e i baroni di detto contado atriano prete stino giuramento di fedeltà e di ubbidienza al vescovo e al podesta, alla maniera stessa dei conti e baroni di Perugia. Concede la costruzione di un porto nel lido dell'atriano contado. La « città rimanga sempre nel diretto demanio della santa sede, senza « soggiacere ad alcun re o signore temporale. I regii beni del fu « Federico principe dei Romani e de' suoi predecessori si uniscano « perpetuamente al patrimonio comunale. Da piena facoltà ai cittadini di potersi affrancare da corrisposte, servigi personali e reali « col denaro o con la cessione di parte dei loro beni al barone o o al vescovo o alla Chiesa, a cui dette prestazioni fossero dovute, « come meglio si crederà in un generale parlamento da tenersi per « tale scopo. Concede ancora in demanio al comune la selva di « san Mavo posseduta un tempo dalla fu contessa Maria di Loreto. Tutti gli abitanti del contado sieno tenuti ubbidire al comune sempre allo stesso modo del contado di Perugia. Chiunque
      (1) L. SORRICCHIO, nella Rivista abru^ese, di Teramo, an. 1891, fase. I, gennaio, p. 9. Questi ha poi pubblicato il testo originale latino nel suo Co* tutine atriano nei secoli xm e XIV (Atri, 1895, a pp 315, 321 e 322) insieme con le due conferme di papa Innocenze IV dello stesso anno 1251.
      (2) Notiamo qui che il giovane Sorricchio vuoi dimostrare con ciò l'esistenza di una antica contea di Atri: ma, a parer nostro, non vi riesce. In tutte le carte dei tempi dei conti non si trova mai menzione di una contea atriana, mentre abbondano quelle de' contadi di Penne e di Apmtiiim. Invece nel primo era compreso 51 territorio di Atri, il quale alla fine del ix secolo fu eretto in gastaldato « in territorio pinnensi » e quindi dipendente dal conte di Penne, come prova una carta farfense dell' 890. (V. Cbron. farfense nel MURATORI, Rer. Hai. script., t. II, par. II, 410). Si è perciò che la parola contado adoperata qui nel secolo xni deve intendersi nel significato generico di territorio del comune di Atri, appunto come anch'oggi essa si usa.


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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