Il Comune Teramano di Francesco Savini
loo Parte III - II comune teramano nell'evo medio.
pertanto si mostravano costanti nell' operare a tale intento. Questa volta difatti, come prova 1' ora esaminato documento, interposero il vescovo di Tuscolo, Giovanni, che non era altri se non Giovanni Boccamati, vescovo di Tuscolo o Frascati, dal 1285 al 1509 (i). Egli apparteneva alla patrizia famiglia romana, non Boccamazza, come ha il Muratori (2), ma Boccamati, come scrivono il Ciacco-nio (3) ed il Cardelli (4), correggendo il Muratori; ed era altresì affine di papa Onorio IV (1285-87) della grande casata dei Savelli, il quale però era defunto a quell' epoca. I nostri seppero dunque scegliere un potente intercessore, ed il Cardelli anzi al citato luogo conta di costui la grande munificenza; ma purtroppo tanto zelo a nulla giovò. Ora non per questo essi si dettero per vinti e poco appresso, nel 1297, adoperarono a quell'uopo due altri non meno potenti personaggi « due gran baroni romani, padre e « figliolo, narra il Muzii (5), familiari di papa Bonifazio Vili e « molto cari al re Carlo ». Egli però non li nomina e riferisce solo il testo della supplica de' Teramani al re : dobbiamo all'Antinori la conoscenza di questi nomi e del messaggio affidato a que' baroni, giacché egli ci da il transunto dell' instrumento esistente nel secondo cartolario della chiesa aprutina (sendochè, oltre il famoso tante volte da noi citato, ve n'avea un altro contenente gli atti del secolo xiu e anche ora smarrito). « In Roma, scrive dunque • l'Antinori (6), il nobil uomo lacopo Gaetano, familiare del papa « Bonifacio Vili, di autorità e consenso d' Oddone di Pisa suo « padre, promise a Ruggieri del Guasto, canonico aprutino, e a Vito « di Teramo, sindici e procuratori di quella città di impetrare a « proprie fatiche, e spese fra otto mesi del suo governo di Teramo « dal re Carlo II diploma di concessione per grazia speciale di « potere in ogni anno perpetuamente eleggere, e, confermato dal « vescovo, avere giudice nelle cause civili, a tenore del privilegio « loro accordato dal re Carlo I in conferma delle concessioni dei « re predecessori, e della consuetudine da tempo immemorabile,
(1) Cfr. GAMS, Seria onm. cpisc., Ratisbonae, 1873, p. XX.
(2) MURATORI, Ami. d'Ital, voi. VII, p. 525.
(3) CIACCONIO, Vitat Pont, et Cani., Romae, 1630, col. 779.
(4) CAUDELLI, Meni. star, del cardili., Roma, 1793, voi. li, p. 27.
(5) MUZII, op. cit., dial. 2*.
(6) ANTINORI, Meni, cit., ad an. 1297, che cita in questo modo: « Instr. « r. N. Rainer. Muchio de Chian. Pis. Diacc. Act. Rom. 1297, die Vener. 25 « lanuar. Ind. io, Pontif. Bonif. Vili, A. 3, in Chartul. 2 Eccl. Episc. Teram. ».
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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C. 1895
pagine 612 |
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Pagina (208/635)
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