Il Comune Teramano di Francesco Savini

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      Parte III - II comune teramano nell'evo medio.
      Teramo, concedevano che il medesimo mutasse la natura feudale in quella burgensatica e s' incorporasse al regio demanio della città di Teramo. Ora quest'ultima ci appare circostanza importantissima, giacché ci mostra che Teramo agognava al pieno e libero possesso dei paesi acquistati, repugnandole quello legato dai vincoli feudali e che talvolta riusciva nell' intento. Passiamo ora al terzo documento, eh' è il diploma del 1368, e diamone, come qui sopra abbiamo promesso, un breve cenno. Esso, che sfuggì pure alle ricerche del Palma e che noi in altro scritto (i) demmo alla luce in tutta la sua integrità, fu spedito da Napoli ai 5 gennaio del mentovato anno 1368. Ivi la regina Giovanna I, dopo aver detto che l'università di Teramo supplicavala, per mezzo de' messi («syndici ») Berardo di Melatine (2) e Petruccio di sir Berardo, di voler confermare la compra che essa città aveva fatto di certe parti (« certas « partes ») del castello di Melatino e degl' interi castelli di Monacello e di Camperà, ambedue posti nelle pertinenze del primo, con tutti gli uomini, vassalli, diritti e le appartenenze in un con le franchigie (« affranchitias habitas ») esistenti tra i detti castelli e i loro condomini, di cui però non sono riferiti i nomi, e che tutto avevano venduto alla città, e di volere insieme incorporare nell' università di questa i ripetuti castelli, essa regina concede perpetua ed immutabile la chiesta aggregazione, con la condizione di pagar Te-ramo alla regia corte le imposte solite e più una tassa pecuniaria corrispondente al servizio feudale ed invece di questo. Concede altresì agli uomini dei detti castelli il godimento dei privilegii della libertà ed immunità e della condizione di cittadini teramani («civium « civitatis Terarni»), con l'esser però gravati degli stessi oneri di questi. Notiamo intanto, per ciò che riguarda la natura di questo possesso teramano, che essa ci appare un po' dubbia, dicendosi nel diploma prima che Teramo comprava con le terre gli uomini, i vassalli, ecc. ; ciò che si riferisce a. diritti feudali, poscia che gli abitanti de' villaggi venduti erano agguagliati ai cittadini teramani, il che pare alludere a possesso burgensatico, e da ultimo che la città doveva pagare al fisco una somma eguale al servizio feudale, e invece di questo; ciò che accresce il dubbio. E tanto questo esisteva, che lungo tempo dopo litigavasi fra Teramo e quei villaggi, so-
      (1) FR. SAVIKI, I signori di Melatino, Firenze, i88i,.p. 397 (docum. xxn).
      (2) Costui è quel Berardo di Tommaso di Melatino, cavaliere teramano, che nel 1374 fu capitano del popolo e podestà di Firenze, siccome noi narrammo, con la scorta dei documenti, nd sopra citato libro (pp. 235-253).


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Il Comune Teramano
nella sua vita intima e pubblica
di Francesco Savini
Forzani e C.
1895 pagine 612

   

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